Storie di amicizia e vittorie, che abbracciano diverse località, questa è l’essenza degli arcieri Mejlogu raccontata dal loro Presidente Stefano Cau.
“Al terzultimo tentativo la freccia è andata a schiantarsi sul circolo più tenebroso del bersaglio, quello che vale appena 4 punti.”
In questo modo il presidente degli Arcieri Mejlogu Stefano Cau (anche vice presidente Fitarco Sardegna) ha vanificato tutto e si è dovuto accontentare della piazza d’onore nell’ Arco nudo.
A parte il piccolo rammarico urese, l’ingegnere oristanese si sente comunque soddisfatto, perché nonostante i radi allenamenti, sta ottenendo delle prestazioni decisamente superiori rispetto ai periodi d’oro, quando aveva tempo e voglia di esercitarsi per tre volte alla settimana.
Questo perché, ammette candidamente, è cambiato l’atteggiamento in gara che essendo più rilassato, lascia automaticamente spazio alla concentrazione.
Per adesso si deve accontentare delle glorie passate, sempre con l’arco nudo (un 3D, Classe indoor, finali di campagna, diversi titoli regionali a squadre): “Con il nudo non ci sono troppi elementi da tarare, ti ritrovi a dipendere maggiormente da allineamenti, mani e occhi, nient’altro”.
Cau fonda gli Arcieri Mejlogu nell’aprile 2008, dopo aver fatto la gavetta frequentando assiduamente gli Arcieri Torres, la società più vicina alla sua cittadina di residenza. Ha un passato anche come pallavolista e cestista ma la sua vera indole latente, sfociata in età adulta, fu alimentata durante la giovinezza quando i ribelli protagonisti della miniserie televisiva La Freccia Nera impugnavano con spavalderia quell’attrezzo particolare, degno di maggiori attenzioni da parte sua. Le sfide tra il bene e il male ispirate dal romanzo di Robert Louis Stevenson e ambientate nell’Inghilterra del Quattrocento, hanno scatenato le fantasie di tanti giovinetti inchiodati davanti alla televisione anche quando la RAI e altri emittenti continuarono a replicarlo negli anni settanta e ottanta.
Così Stefano Cau inizia a raccontare la storia dei suoi arcieri Mejlogu: “Anche di più, ma in quegli anni era impossibile provarci. Quando ho avuto un po’ più calma, dopo il matrimonio, mi sono consultato con un praticante che abitava a Bonorva. Ho dapprima trascorso un po’ di giornate in casa degli Arcieri Torres e assimilato le basi della tecnica; successivamente ho fatto una ricognizione nel mio comune di residenza per trovare nuovi adepti. Partendo da zero, senza nulla a disposizione, riuscii a radunare un bel gruppo. Da autodidatti siamo andati avanti con un rodaggio durato circa un anno, poi ci siamo allineati ai ritmi delle altre società, ma gli Arcieri Torres mi hanno fatto da spalla per i primissimi periodi. Non appena ne ho avuto l’occasione ho seguito il corso per istruttori, e come me altri quattro. Da subito abbiamo puntato sullo sviluppo della disciplina nel nostro bacino territoriale. Operando solo su Bonorva non ci sarebbero stati numeri significativi. Così Torralba è diventata sede ufficiale e baricentro, in quanto già da diversi anni manteniamo un ottimo rapporto con l’amministrazione comunale che ci mette a disposizione la struttura (un ex consorzio agrario), trasformata in palestra. Lì facciamo sia gli allenamenti, sia le gare. C’è chi è venuto da Mores, Bonorva, Thiesi, Borutta, Cossoine, Bonnannaro. Ma ci raggiungono tiratori provenienti da Porto Torres, Cagliari e Fordongianus. Abbiamo anche la “sezione staccata” di Bolotana, con tanto di palestra, perché un nostro istruttore vive lì. Il nostro “modello dislocato” funziona: piccoli gruppi convergono in un’unica realtà. Questa migrazione probabilmente va letta come una collaborazione d’amicizia per il clima sereno che si respira. Da noi l’agonismo non viene spinto all’estremo. Siamo un gruppo di amici che si diverte a tirare con l’arco. Sono soprattutto gli adolescenti. Abbiamo difficoltà nel trattenerli. Il grosso limite del Tiro con l’Arco è che te la devi giocare con te stesso. E quando constati di non riuscire a fare punti, che alla fine l’impegno messo negli allenamenti per migliorarti non trova uno sbocco con i risultati, è molto facile cedere. In compenso c’è un ricambio veloce, però farli restare in maniera continua è più complicato. In molti provano credendo che sia una cosa divertente, ma quando non si riesce a prendere il giallo mentre tutti gli altri lo fanno, soprattutto in gara, ovvero il momento che ti testa a livello mentale, allora le tinte fosche ti perseguitano. Quando si è sulla linea di competizione la musica cambia perché le atmosfere sono completamente diverse dall’allenamento. Se caratterialmente non sei fatto per reggere certe emozioni, allora è complicato riuscire a dare un contributo concreto alla squadra, perché tutto dipende da te. Bisogna lottare su ogni freccia e non ci si deve mai demotivare. Purtroppo la problematica Covid ha causato un danno abbastanza serio, accomunandoci a tante altre società, col sensibile rallentamento sia delle fasce giovanili, sia, in parte, degli adulti. Probabilmente i genitori iniziano ad avere paura che i loro figli abbiano contatti, nonostante il potenziale rischio sia ben gestito grazie a tutti i protocolli attuati (mascherine, distanziamento, igienizzazione delle mani). In quelle circostanze si maneggia l’arco assieme all’allievo e il contatto fisico è inevitabile. Poi si sono registrati svariati annullamenti di gare, soprattutto indoor. E’ una situazione che sta intaccando i numeri degli utenti. Questo vale per tutti gli sport, ma il nostro ha già di per sé delle difficoltà nel riuscire a reperire nuovi tesserati; paghiamo maggiormente pegno. Speriamo che con l’introduzione dei vaccini la situazione si stabilizzi e ci permetta di andare avanti. Come si fa a dimenticare il titolo ai Campionati italiani conquistato a Bari dalla torralbese Valeria Congiunti. Nei cinque anni che è stata con noi ha inoltre totalizzato un terzo posto assoluto, e un argento. E poi è stata spesso campionessa regionale nel 3D e sui 18 metri con l’arco nudo. Tanta soddisfazione per una società come la nostra, fatta di pochissime risorse. Sono state diverse le vittorie ai campionati a squadre regionali con l’arco nudo. Però la seconda grande contentezza ce l’ha procurata mio figlio Flavio che nel 2019 a Finale Ligure si è imposto nel campionato italiano 3D nella categoria longbow. Per me due emozioni indimenticabili, sia come genitore, sia come istruttore. Anche perché in finale ce la siamo visti con gli Arcieri delle Alpi, un team blasonatissimo. Ma gli abbiamo dato filo da torcere anche nella finalissima a squadre assieme a Matteo Casu (arco nudo) e a Fabio Marras (arco compound), entrambi di Mores, e lo stesso Flavio, che hanno rischiato di entrare nelle semifinali individuali. Fabio è in stand bay, pensa giustamente a lavorare ma spero in un ritorno di fiamma, come spesso accade.”
Inoltre, Cau ha espresso la sua opinione riguardo al bilancio del movimento arcieristico in Sardegna: “Deve fare un passo in avanti. A breve si terranno le elezioni nazionali con due candidati in lizza. Mi auguro che chiunque riesca a spuntarla, abbia la volontà di migliorare il movimento perché siamo in una situazione che va rivista e attentamente ripensata. Occorre fare un restyling su quelli che reputo i punti fermi del programma che la Federazione mette in campo ogni anno. Spero che vengano sviluppate la promozione e la comunicazione. Ci vuole maggiore presenza sul territorio sia con i social, sia con manifestazioni ed eventi di carattere divulgativo. E poi c’è da fare un discorso sulla formazione e la possibilità di migliorarsi sia a livello di istruttori base, sia a livello collaborativo tra tutti gli istruttori stessi. Manca il confronto tra esperienze. Ho suggerito ulteriori idee da mettere in pratica nel corso degli incontri pre elettorali con i candidati. Come per esempio sviluppare ulteriormente la parte dedicata alla disciplina paralimpica che già ci rende orgogliosi per essere perfettamente integrata con quella olimpica, visto che i nostri tiratori con disibilità possono competere con gli olimpici partecipando alle loro stesse gare. Però, secondo me abbiamo una carenza di base. Quella di potenziare la formazione dei tecnici di primo livello affinchè abbiano più strumenti per impostare in maniera impeccabile la pratica del tiro e la perfetta assimilazione dei fondamentali stando a stretto contatto con i disabili. Sono contento, infine, che sia stato firmato il protocollo d’intesa con la FISDIR perché ci apre nuovi orizzonti permettendoci di diffondere la cultura dell’Arco in maniera ancor più capillare. “
Il vice presidente della FITARCO Sardegna ha voluto concludere con un paio di parole su come se la sta passando il settore giovanile: “E’ in fase embrionale. Stiamo praticamente ripartendo da zero, attualmente è molto complicato programmare qualcosa. Ci sono dei ragazzini nuovi che stiamo costruendo, però sempre in maniera giocosa. Io sono abbastanza tranquillo nell’ addestrarli, preferisco che giochino e si divertano; poi, pian, pianino prenderanno il volo nel caso si rivelino dotati. Sto programmando la nuova stagione outdoor, ma non c’è un obiettivo ben definito.”