In attesa delle decisioni che verranno prese dai vertici del calcio, che non dovrebbero tardare ad arrivare. le società cercano di capire quale sarà la sorte dei campionati di calcio. Il decreto firmato ieri dal presidente del consiglio Giuseppe Conte prevede la ripresa degli allenamenti di gruppo dal 18 maggio. Tante le soluzioni messe sul tavolo: giocare le partite anche in estate, ma nessuna data ancora è stata decisa.
Nonostante ciò il presidente del Sassari calcio Latte Dolce, Roberto Fresu, ha voluto dire la sua su questo momento di pausa: «Ciò che in questo momento, in maniera più lucida e oggettiva, fotografa la realtà che il calcio e la serie D stanno vivendo è una situazione di attesa. Attesa di decisione, di risposte e di soluzioni da applicare in prospettiva futura. Più volte si è ribadito il concetto che, palesemente, la salute è l’interesse comune da preservare. Ma è altrettanto chiaro, mantenendo il presupposto, che a cascata si dovrà necessariamente ragionare sul domani del mondo produttivo in genere, dello sport e del calcio a tutti i livelli e non soltanto a quelli più alti dove regna la massima incertezza come dimostra l’ultimo incontro della figc con il Governo. In questa fase, purtroppo, non possiamo fare altro che attendere».
La sua speranza è quella della ripresa agonistica: «Noi abbiamo l’obbligo di crederci. Al momento queste sono le indicazioni date dalla lega, che auspica anche essa una ripresa anche se non si sa con quali protocolli sanitari. Ma, allo stesso tempo, credo che sarà complesso e molto difficile ripartire. Non certo impossibile, ma molto difficile. Stiamo in attesa, ma nello stesso tempo dobbiamo pensare anche noi ad una fase 2 per continuare a dare certezze nei limiti del possibile. Attendiamo che i vertici ci dicano con chiarezza cosa sarà del campionato e dei campionati. Ripeto, i protocolli indicati dalla Figc sono complessi e di difficile applicazione non solo in serie A ma anche in tutti i campionati a seguire. Penso al calcio cosiddetto dilettantistico, che però la lega nazionale dilettanti ha volutamente chiamato serie D o quarta serie, proprio per darle una collocazione importante nel panorama calcistico. Una collocazione che porta tutte le società ad operare da professioniste, ma senza avere le tutele dei professionisti. Ciò nonostante ci ritroviamo ad essere dilettanti senza nessuna tutela per giocatori, allenatori, vari addetti ai lavori oltre che per le società».
Secondo il suo punto di vista è anche il momento di parlare di una riforma del calcio, soprattutto dal punto di vista della sicurezza: «non è semplice attuare tutte le misure di prevenzione e distanziamento sociale che, a partire dalle strutture, dovranno essere applicate a tutela della salute dei tesserati e degli addetti ai lavori. Una cosa è certa: servono decisioni chiare, valide e rapide. Servono interventi tempestivi a sostegno del pallone e delle società che, di riflesso ovviamente, interessino calciatori e allenatori. Interventi efficaci, che evitano uno spettro nefasto che aleggia sulla testa di tanti: la scomparsa del calcio frutto di uno tsunami che in pochi saranno in grado di sostenere. Sappiamo tutti quale è l’importanza dello sport per la comunità e la socialità, quanto è importante per i nostri ragazzi del settore giovanile e per i bambini delle scuole calcio».
Il suo auspicio è che arrivino delle risposte la più presto, anche per non vanificare gli investimenti fatti: «non si possono tenere giocatori, tecnici, società e addetti ai lavori ancorati al porto delle nebbie senza poter avere indicazioni sulla rotta che porta alla speranza di rivedere la luce».