Sentirsi pesci fuor d’acqua non è una bella sensazione. Probabilmente chi non è nuotatore stenta a capire cosa significhi fare a meno dell’accadueo, elemento che con le sue moine appaga gli atleti, avvolti da patine confortevoli, foriere di evasioni mentali. La piscina diventa così una rampa di lancio che proietta in altezze immaginarie dispensatrici di leggerezze benefiche. E raggiunti quegli stadi, fisico e mente si trasformano con il contributo essenziale di un respiro controllato. La FIN sarda si è resa subito conto di come le quattro figure principali che riversano attenzioni sugli specchi d’acqua al coperto (atleti, dirigenti, allenatori, genitori) abbiano accusato un profondo stato di smarrimento in conseguenza dell’improvviso stop pandemico. Il presidente del comitato isolano Danilo Russu, preso atto del fragile stato umorale collettivo si consulta prontamente con lo psicologo dello sport e psicoterapeuta Manolo Cattari; insieme avviano l’iniziativa chiamata “Nuoto, dunque sono” che si concreta con l’istituzione di uno sportello al quale ci si può rivolgere attraverso la mail psicosport@nuotosardegna.it, o il numero di telefono 377 3185908.
Coronavirus: supporto psicologico per nuotatori fuori dall’acqua

Da affermato psicoterapeuta, Manolo Cattari ha capito dai primi istanti che l’obbligo di restare chiusi in casa per lungo tempo avrebbe provocato forti scompensi a chi pratica costantemente delle attività sportive.Si è seduto nella sua cara scrivania per abbozzare le prime linee di intervento pratiche e chiare che ponessero il giovane atleta al centro delle attenzioni. Non esistendo studi specifici sulle conseguenze psicologhe della quarantena su una popolazione giovane come quella dei nuotatori, Cattari ha abbozzato ruoli e relativi “compiti” da portare avanti in questo angoscioso frangente. Ognuno (tra genitori, dirigenti e tecnici), con la propria responsabilità, gioca un ruolo specifico nel complesso scacchiere psicologico dei ragazzi costretti a casa. “Gli atleti sono molti motivati nel portare avanti questo percorso. E tendenzialmente consapevoli che la parte mentale sia un fattore centrale della prestazione. Non è una dimensione curata abbastanza e lo ammettono tranquillamente. Il desiderio, espresso da tutti, è quello di rientrare in acqua il prima possibile, ma sentono la necessità di ottimizzare in qualsiasi modo il tempo trascorso fra le mura domestiche, sia coltivando gli affetti, sia la forma”, ha spiegato Cattari.
Foto: Lo psicologo dello sport Manolo Cattari
Condividi
Articolo Precedente
Sassari: Nessun caso di coronavirus al Comando della Polizia locale
Articolo Successivo