67 strutture, tra cui Sassari, Ossi, Osilo, Torralba, Giave, Porto Torres, Sorso, Viddalba, Bono e Anela, e 3mila anziani visitati. È questo il bilancio delle attività svolte dalla Uiat, un team di specialisti ospedalieri creato all’interno dell’Aou di Sassari. Un lavoro, il loro, svolto insieme ai medici militari e agli operatori di Ats Sardegna, reso possibile grazie a una deliberazione del commissario dell’azienda di eiale San Pietro, Giovanni Maria Soro, e insieme alla collaborazione tra l’unità di crisi locale del Nord Sardegna, la stessa Aou, l’Ats Sardegna e l’Assl Sassari. Gli specialisti, guidati dal direttore della medicina interna dell’ospedale Santissima Annunziata, Francesco Bandiera, dell’area pneumologica, professor Pietro Pirina e di quella infettivologica, professor Sergio Babudieri, ha permesso una serie di visite oculate, compresi i tamponi, agli anziani e agli operatori delle case di riposo: la temperatura corporea, la saturazione dell’ossigeno, la frequenza cardiaca e verificata l’eventuale perdita totale della capacità di percepire gli odori. «La scelta delle Uiat – queste le parole del commissario Soro –, esperienza per certi versi unica nel contesto nazionale, ha consentito di ridurre il numero dei ricoveri nei reparti Covid positivi, garantendo un presidio specialistico nelle strutture, con adeguati standard di assistenza per l’assistenza degli ospiti nel loro contesto». «Abbiamo trovato una situazione con la maggior parte dei pazienti era Covid negativa. Come abbiamo potuto appurare – ha aggiunto il professor Bandiera –, le strutture che hanno subito chiuso le visite agli esterni sono quelle in cui o non si sono registrati casi o i positivi sono stati davvero rari». «È stata raccolta, compatibilmente con la patologia di base, una breve anamnesi sulla presenza di sintomi respiratori e sulle comorbilità presenti – ha rimarcato il professor Pirina – e in caso di necessità sono stati consigliati anche esami diagnostici e terapie. Abbiamo anche rinnovato le raccomandazioni sulle misure di distanziamento tra un ospite e l’altro e l’utilizzo dei dispositivi di protezione per ospiti e operatori». Agli operatori è stato consigliato un monitoraggio continuo dei sintomi, della temperatura e della saturazione dell’ossigeno degli ospiti. «In certi casi – ha concluso il professor Babudieri – siamo intervenuti anche con il ricovero di alcuni ospiti, quelli considerati più critici. In altre occasioni, invece, l’avvio delle terapie adeguate ha consentito di tenere gli ospiti nelle strutture».
Sassari e provincia: un team di specialisti ospedalieri nelle case di riposo
