L’annuncio è arrivato ieri dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: acconciatori, estetisti e operatori della pedicure e manicure apriranno solo a partire dal prossimo primo giugno. Una decisione presa ieri dall’esecutivo e inserita nel nuovo dpcm ma che sta creando già allarme nel settore con Confartigianato imprese Sardegna che prende una posizione sottolineando come questa, la categoria sia «sull’orlo del fallimento e non potranno sostenere un altro mese di serrata». «Questi nostri artigiani sono stati i primi a essere stati bloccati dalle misure contro il contagio da coronavirus – hanno dichiarato Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna.– hanno rigorosamente tenuto abbassate le serrande, continuando a pagare dipendenti e fornitori, saldando affitti e bollette. Ricordiamo come il settore in questi 2 mesi abbia già registrato un calo del giro d’affari di circa 50 milioni di euro».
Una chiusura, sottolineano dall’associazione artigiana, «nonostante Confartigianato Benessere ha elaborato e presentato al Governo proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività, osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione».
«Suggerimenti molto pesanti e fortemente penalizzanti per le possibilità di ricavo delle imprese – hanno aggiunto Matzutzi e Serra – ma sottoscritte dal settore pur di ripartire. Per tutta risposta, il Governo non ha dato alcuna risposta». «La situazione per il settore è pesantissima e sono tante le attività che rischiano di non avere la forza per riaprire o che purtroppo dovranno lasciare a casa il personale – denunciano Matzutzi e Serra – siamo stati responsabili e lo saremo sempre ma tutto questo è ingiusto e non possiamo permetterlo. La prospettiva di un altro mese di fermo obbligato non possiamo accettarla passivamente, tantomeno in silenzio nelle prossime ore, infatti, la categoria verrà riunita in videoconferenza per studiare iniziative sia per manifestare al Governo il malessere del settore, sia per formulare ulteriori azioni e iniziative che possano sbloccare la situazione».
In Sardegna sono 3mila 384 le imprese del settore e 5mila 124 addetti.