«Un’ingiustizia consumata ai danni di quelle comunità rurali e agricole, e genera condizioni di concorrenza sleale per nulla sostenibile».
È questo il commento di Cia Sardegna dopo l’esclusione di comuni sardi dalle cosiddette aree svantaggiate. Una decisione che, secondo l’associazione, potrebbe causare gravi perdite, soprattutto dal punto vi site economico, per le aziende agricole dei territorio esclusi. Ciò, a detta di Cia Sardegna, «è frutto di una distratta quanto superficiale valutazione delle condizioni generali delle specificità locali e del territorio regionale nel suo complesso. Cia Sardegna continua a sostenere che l’intero territorio sardo, per la condizione di insularità, sia da classificare area svantaggiata; tanto più oggi che la crisi dei vettori aerei e marittimi rendono evidenti i condizionamenti a cui è sottoposta la nostra isola, con conseguenze drammatiche sul piano economico e sociale».
A suo modo di vedere «Le decisioni assunte hanno sancito inclusioni e esclusioni, determinando nuovi e diversi conflitti tra imprese, tra comunità, che pur operando in aree territoriali omogenee e contigue beneficiano di attenzioni diverse. Concetti quali coesione sociale, parità nei diritti, pari opportunità economiche, lotta allo spopolamento, presidio dei territori e sviluppo economico vengono per l’ennesima volta bistrattati e messi in discussione da decisioni incomprensibili, assunte peraltro senza il necessario coinvolgimento delle comunità locali. Si alimentano inoltre tensioni sociali già pesantemente condizionate, in questo particolare momento storico, dagli effetti nefasti che il problema coronavirus sta portando nella vita sociale e economica delle comunità sarde».
Una scelta che viene giudicata negativa e per la quale Cia Sardegna ha chiesto l’intervento della regione.