Lunedì 4 maggio partirà ufficialmente la fase 2. Sarà un duro banco di prova per capire come si svilupperà la cosiddetta “Convivenza con il virus”. Sulla vicenda ha voluto dire la sua il Sindaco di Bonorva, Massimo D’Agostino. Nelle scorse settimane la sua amministrazione ha promosso una serie di iniziativa in favore della popolazione, con una serie di accomodazione per evitare il diffondersi del contagio.
«In Italia, prima del lockdown, moriva una persona ogni due ore, per incidente stradale. Parliamo di persone giovani, in salute, nel pieno della propria vita. Questo dato è naturalmente crollato di circa l’80%. Stesso ragionamento può essere applicato agli infortuni sul lavoro, alle malattie professionali o a tutte quelle situazioni che, in condizioni normali, riempiono gli ospedali. Quando ci sarà la ripartenza è chiaro che questi dati risaliranno raggiungendo i valori pre-crisi», queste le sue parole.
«Il contagio zero non esiste – ha aggiunto –, così come non può esistere l’isolamento eterno. Io sono stato uno dei più accesi fautori del distanziamento sociale e della restrizione che prevedeva l’isolamento domestico ma credo che ora bisogna fare un passo in avanti. Ora sappiamo cosa fare e come difenderci e abbiamo anche capito cosa potrebbe succedere se non eseguiamo correttamente tutte le procedure quindi non è più proponibile pensare di rimanere a casa ad aspettare il virus».
«Il Governo – ha sottolineato il primo cittadino – deve essere in grado di trovare forme di modalità di convivenza col virus e la comunità deve essere pronta a sostenere la consapevolezza del peso sociale che il virus avrà sulla vita (e sulla morte) di tutti. Ma non si può continuare a far morire le imprese e i posti di lavoro che, molto spesso, sono stati creati con sanguinosi sacrifici e ora sono spazzati via senza una logica (un settore muore e l’altro no). La gente soffre, le imprese rischiano il fallimento. pensieri su Facebook, e il Presidente del Consiglio, invece, decide per tutti».
«Comunque – conclude D’Agostino – se lavora in sicurezza un pastaio o un commesso di un market che ci fornisce dell’ottimo prosciutto, non si capisce perché non dovrebbe lavorare in sicurezza un barista o un parrucchiere. Presidi di protezione individuali veramente a disposizione di tutti, informazioni, aiuto e supporto alle imprese, controlli e responsabilità civile, sistema sanitario potenziato e dotato di agili percorsi di assistenza immediata ai Covid-19 positivi con ospedali dedicati e personale addestrato ma, soprattutto, una rete di individuazione dei positivi immediata ed efficace, con reale intervento di profilassi, non quella bislacca modalità con cui viene oggi considerato il paziente positivo. Si dovrebbero fare queste cose ma bisogna, però, aprire. Non oggi, non il 4 maggio, ma bisogna comunque farlo».