«La strada tracciata da Giovanni Maria Angioy, da Michele Obino; il sacrificio di uomini coraggiosi come Francesco Cilocco ci insegnano che la strada dell’autodeterminazione e dell’autogoverno è lunga e piena di ostacoli; insegnano (o dovrebbero insegnare) che non esistono, al di là del Tirreno, “governi amici” per la Sardegna, esistono, semmai, interlocutori da rispettare e dai quali esigere rispetto: ieri e oggi». È quanto si legge in una lettera inviata dal presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ai sindaci sardi in questa giornata dedicata a “Sa die de sa Sardigna”. «Ci resta l’ardimento e il sogno di una Sardegna libera, aperta al mondo, bastevole a se stessa, ma proprio per questo capace di dialogare – da pari – con gli altri Stati, le altre nazioni d’Europa e del mondo – scrive Deiana – .
«In questo “tempo sospeso” del Covid19 rischiamo – a suo modo di vedere – di dimenticare le tante problematiche “sospese” della Sardegna: la vertenza entrate. Il diritto alla mobilità e a spostarsi dalla Sardegna per il mondo le bonifiche ambientali dei 24mila ettari dei siti inquinati; le servitù militari e il diritto della Sardegna a costruire politiche di pace, di progresso e di piena occupazione per le comunità che ospitano e hanno ospitato poligoni e servitù; il diritto, stabilito dallo Statuto, ad avere una scuola a “misura di Sardegna” attraverso la quale insegnare la storia della nostra Terra, la sua Lingua e le sue varianti; il diritto, anche questo sancito dallo Statuto, ad avere istituzioni locali che abbiano il comune e le comunità al centro del sistema istituzionale sardo e la consapevolezza che la collaborazione fra istituzioni sia un diritto da perseguire e non un obbligo da imporre».
«Ma dobbiamo anche ricordarci – sottolinea Deiana –, dal 1948 ad oggi, di quanto male e parzialmente sia stata usata la nostra Autonomia: nei trasporti, nella sanità, nella scuola, nella democrazia locale. Oggi, nel 2020, in questo tempo così strano, in questo tempo pandemico, ci rendiamo conto di quanto precaria sia la nostra vita, di come i rapporti fra gli Stati si siamo evoluti nel giro di poche settimane a causa di un “nemico invisibile”, di quanto preziose siano la libertà e la democrazia in un momento in cui sono limitate dall’eccezionalità del momento».
«Eppure, in questo 28 aprile, – conclude – dobbiamo ricordarci anche di ciò che siamo stati dentro la Storia, quale sia la nostra funzione nel cuore del Mediterraneo, quale futuro è ancora possibile per i sardi e la Sardegna».