È del 3% la prevalenza dei positivi sanitari dell’Aou di Sassari. A sottolinearlo è uno studio effettuato dall’azienda di viale San Pietro che rimarca come questo dato sia inferiore rispetto a quello registrato nella penisola. «Possiamo dire – ha dichiarato Antonello Serra, medico competente dell’Aou di Sassari che ha realizzato lo studio – che il numero ha un’efficacia che è imperturbabile a qualsiasi argomentazione. C’è da considerare, poi, che il dato nazionale, forse, è anche sottostimato perché, con molta probabilità, non tutti gli operatori sanitari hanno fatto il tampone. Noi invece lo abbiamo fatto a tutti».
«Quando il 14 di marzo è apparso un cluster particolarmente importante in una struttura centrale dell’ospedale – ha aggiunto Serra –, ci siamo mossi rapidamente. Il cluster andava sterilizzato e gli operatori messi in sicurezza. Per intervenire ci siamo mossi usando il sistema dei cerchi concentrici. Nel giro di una notte e di un giorno abbiamo testato con tampone tutta l’area rossa e sterilizzato i soggetti potenzialmente infettivi». La ricerca per cerchi concentrici è proseguita e ha permesso di individuare alcuni soggetti positivi oltre che registrare, man mano che ci si allontanava dal centro, una riduzione dell’incidenza.
«L’ospedale è stato messo in sicurezza – ha detto ancora Antonello Serra – e nel frattempo abbiamo seguito un’altra variabile importante: quella della messa in sicurezza dei pazienti. Non abbiamo lasciato alcun singolo paziente da solo e abbiamo adottato procedure severe che hanno garantito la loro assistenza costante. In seguito abbiamo rilevato un altro piccolo cluster e poi solo casi singoli, probabilmente in osmosi con la popolazione». «Dopo l’esperienza del primo cluster – queste ancora le sue parole – abbiamo preso una decisione che non è stata adottata da quasi nessun ospedale italiano, cioè quella di fare il tampone a tutti gli operatori ospedalieri. Questo richiede uno sforzo strategico e organizzativo particolarmente rilevante. Noi abbiamo messo in gioco sei grandi strutture, tra le quali Otorinolaringoiatria, Chirurgia Maxillo-Facciale, Professioni Sanitarie, Direzione di Presidio, che hanno dato un apporto fondamentale in questa strategia, arrivando a fare il test a circa 120 persone al giorno».
Dopo il tampone, l’Aou è intervenuta prima sulle persone maggiormente a rischio, «quindi – ha concluso Serra – con una riserva operativa molto ampia che abbiamo sperimentato in questi giorni e che siamo in grado di mettere in gioco. Ma abbiamo anche un’altra risorsa che abbiamo imparato ad utilizzare che è quella dei test sierologici che conosciamo giorno dopo giorno. Noi abbiamo fatto praticamente test sierologici a tutti e intendiamo utilizzare l’efficacia diagnostica di un test che verrà ripetuto diverse volte».