«Noi siamo pronti ma l’Assessore Nieddu e le Aziende sanitarie ci devono dare le indicazioni sulle regole». Sono le parole dell’associazione medici diabetologi della Sardegna che chiedono di poter riaprire gli ambulatori, chiusi per via delle restrizioni contro la diffusione del Coronavirus, ai malati di diabete mellito.
«Da più di una settimana è iniziata la “fase due” e la domanda che ci sentiamo rivolgere nelle nostre televisite è “come mai non ci fate venire negli ambulatori”? La risposta – ha sottolineato il presidente regionale, Gianfranco Madau – è che, purtroppo, nulla è stato modificato nelle disposizioni regionali e aziendali: ambulatori chiusi, solo urgenze emergenze. In queste settimane la risposta con la telemedicina ha portato all’applicazione puntuale del distanziamento per arginare la pandemia ma ora, anche nelle cure ambulatoriali, è necessario ricominciare con le normali visite in presenza del paziente, pur proseguendo con le visite in telemedicina per una parte di essi».
Per far ripartire l’attività, è stata messa in piedi una procedura, con tutte le precauzioni del caso, per garantire l’assistenza. Un lavoro che, in queste settimane, è andato avanti grazie alla teleassistenza. «Nell’assistenza alla persona con diabete nessuno deve restare indietro – ha aggiunto Ilaria Pelligra, consigliera Amd – pena l’aumento delle complicanze acute e croniche della malattia , in particolar modo in questo momento in cui i pazienti diabetici risultano ad aumentato rischio di sviluppare complicanze in seguito a infezione da Sars-CoV-2».
«Noi siamo pronti a questo impegno – ha concluso Madau -. L’assessore Nieddu e le Aziende sanitarie ci devono dare le indicazioni relative all’avvio e alla tempistica della nuova fase: dalle regole di priorità degli accessi, alle risorse umane e tecniche per attuarli».