La settimana di vacanza trascorsa in Sicilia sud-orientale mi ha emozionato e ha arricchito il mio corpo con almeno 3 chili di gioie enogastronomiche. Ecco alcuni luoghi che la Trinacria ha scolpito nella mia memoria.
Una piccola isola, testimone di secoli che hanno visto la città di Archimede protagonista nella storia del Mediterraneo. Vicoli che si snodano tra rovine di templi romani e palazzi barocchi decorati con divertenti sculture e bassorilievi. Si chiama Ortigia, è il centro storico di Siracusa che culmina con una imponente fortezza e uno spazio immenso che sembra costruito per ospitare ogni genere di festa.
E poi lo straordinario sito archeologico di Neapolis con lo scenografico anfiteatro greco, uno dei più grandi anfiteatri romani e l’orecchio di Dioniso, la maestosa cava dall’acustica perfetta.
Dopo aver affrontato e superato gli ostacoli di una viabilità un po’ ostile, combinata con notevoli espressioni di edilizia spontanea, il vecchio paese di Marzememi si mostrerà finalmente in tutta la
sua bellezza. Gli antichi edifici di questo borgo all’estremo sud della Sicilia, un tempo erano utilizzati per la pesca mentre ora sono adibiti alla caccia al turista. La grande piazza offre una interessante varietà di ristorantini che nascondono angoli segreti con piccole botteghe di artisti. L’atmosfera è decisamente gustosa, soprattutto a mezzogiorno quando l’odore del mare si mescola con il profumo di soffritto e di pesce alla griglia per generare uno tsunami di acquolina.
Ragusa, la città in salita e costantemente fuori bolla, racconta la storia di una doppia reazione al devastante terremoto del 1693 da cui è nata la meravigliosa concentrazione di architettura barocca della Sicilia sud-orientale.
Dopo il sisma, metà della popolazione decide di ricostruire la città nello stesso luogo, mentre l’altra metà dei ragusani sceglie la collina antistante. Nasce così la Ragusa moderna che si aggrappa alla collina che fronteggia Ibla, il quartiere storico dove lo stile floreale e curvilineo avvolge quasi ogni facciata, porta e balcone.
Catania pulsa ad ogni angolo tra meravigliosi edifici, un fluente traffico caotico, mercati affollati da profumi, colori e voci di un linguaggio che riassume l’essenza multietnica della Sicilia.
La polvere nera del vulcano è onnipresente e a volte si mimetizza sulle strade e sui marciapiedi in pietra nera che l’Etna ha prodotto nel corso della sua attività.
E proprio l’Etna non può mancare nel viaggio alla scoperta della Sicilia orientale. Questa maestosa presenza che aleggia sopra Catania è un gigante in apparenza placido, in realtà un po’ irascibile ma anche generoso. Offre i propri versanti ai viaggiatori accomunati dal desiderio di trascorrere alcune ore tra paesaggi lunari e impressionanti dimostrazioni di forza della natura. I crateri silvestri, la funivia e le escursioni più avventurose con esperte guide sono tutte opzioni a portata di mano durante i mesi estivi, mentre in inverno lo sci alpino è il leader indiscusso insieme con le attività eno-gastro-ricreative che lo circondano.
Taormina, arroccata su un ripido versante a strapiombo sul mare, ha saputo scolpire nel proprio territorio innumerevoli calamite per turisti. La prima, più antica e più spettacolare, risale a oltre duemila anni fa ed è stata costruita per soddisfare il desiderio di svago degli antichi greci: ovviamente si tratta dell’anfiteatro greco, un luogo dedicato a musica arte e spettacoli, tra i più scenografici che abbia mai visto. Anche il resto della cittadina è davvero affascinante e custodisce centinaia di anni di storia stratificati al cospetto dell’Etna che veglia in lontananza.
La costa a nord di Catania è un vero paradiso per gli amanti del pesce, quello che viene servito a tavola. In particolare ad Aci Trezza che rievoca le vecchie storie de I Malavoglia raccontate da Giovanni Verga e insegnate a malavoglia dai professori.
Tutto il viaggio è ovviamente condito da quotidiane esperienze gastronomiche con le quali è possibile testare le reali capacità digestive del corpo. È inutile elencare le mille specialità che vi attendono lungo il percorso alla scoperta di quest’angolo dell’antica Grecia che, grazie al cibo, era identificata con un nome che è anche un’esortazione: Magna!