Fino a dove è lecito spingersi per sopravvivere? È giusto mettere a tacere la propria coscienza solo per volere altrui? E ancora… Si può smettere di esistere anche da vivi? Interrogativi molto forti, profondi che troviamo nel libro di oggi.
Un libro ambientato nella seconda guerra mondiale, periodo storico molto conosciuto perché tanto è stato detto e scritto su quegli anni, ma non è mai troppo. Il testo di oggi narra una storia vera a molti sconosciuta, che racconta di quanto è sottile la linea che esiste tra vita e sopravvivenza, giusto e sbagliato, amore e bisogno di amore, paura e resistenza.
Ho scelto per voi il libro di Rosella Postorino: Le Assaggiatrici, premio campiello 2018.
Il racconto nasce dopo che la scrittrice si trova a leggere, per caso, un trafiletto di giornale riguardo una storia realmente accaduta ad una certa Margot Wolk. La Signora di 95 anni racconta la sua esperienza di quando giovanissima faceva l’assaggiatrice del Fuhrer. La scrittrice si metterà subito alla ricerca di Margot ma purtroppo arriva tardi, è morta da poco. Saranno amici e parenti ad aiutare la Postorino a dare vita a un libro forte ed emozionante.
Siamo nel ’43 in piena seconda guerra mondiale quando Rosa, la protagonista di 26 anni, decide di lasciare la sua Berlino ormai diventata troppo pericolosa, per trasferirsi dai suoceri mentre il marito è al fronte. La nuova abitazione si trova nella Prussia Orientale, in un paesino vicinissimo alla ” Tana del lupo” ossia il quartiere generale del Fuhrer ben nascosto nella foresta.
Su segnalazione del sindaco, forte sostenitore del nazismo, Rosa, insieme ad altre 9 ragazze tedesche, verrà reclutata o meglio obbligata, a diventare l’ Assaggiatrice ufficiale dei pasti di Hitler. Ma cosa vuol dire? Le 10 donne dovevano mangiare 3 volte al giorno tutti i giorni i pasti destinati al Fuhrer per assicurarsi che non fossero avvelenati. Ogni giorno, quindi, poteva essere l’ultimo, ogni pasto poteva essere l’ultima cena, colazione o pranzo. Cosa si prova a ingoiare 3 volte al giorno cibo potenzialmente letale?
“Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Fuhrer, il cibo del Fuhrer mi circolava nel sangue, Hitler era salvo. Io avevo ancora fame”.
Nonostante Rosa e le altre ragazze fossero a conoscenza che quei piatti potevano ucciderle ogni giorno, rappresentavano comunque una forma di sopravvivenza. In un periodo di crisi come quello dove nelle case il cibo era poco loro dovevano ritenersi privilegiate di quei pasti.
All ‘interno della mensa, dopo ogni pasto, le assaggiatrici dovevano stare per un’ora sotto osservazione delle guardie SS che ne verificavano lo stato di salute. In quell’ambiente le ragazze trascorrevano gran parte del loro tempo, giorno dopo giorno tra loro si instaurarono forti rapporti di amicizia, patti segreti e alleanze. La paura sembrava ormai non fare più terrore ma era diventata parte integrante di quelle giornate. Le giovani si erano abituate a quella sensazione, così come Rosa si era abituata alla solitudine, alla mancanza di amore, trasformandola in un bisogno di amore e forse anche per questo si legherà al nuovo comandante della caserma Albert.
Con un finale tutto da “assaporare” capiremo che le ragazze non dimenticheranno mai quel periodo e anzi se ne vergogneranno. Così come nella realtà Margot ha tenuto segreta la storia fino all’età di 95 anni. Raccontarla significava ricordare e ricordare le faceva prendere coscienza che era realmente accaduta.
Lo consiglio perché, la scrittrice è riuscita a raccontare una storia drammatica e delicata senza cadere nel banale o nel ripetitivo di un periodo storico dove molto è già stato scritto, tenendo sempre alta l’attenzione del lettore, grazie anche ad una scrittura scorrevole e semplice. Lo consiglio perché dentro questo libro c’è tutto : amore, sofferenza, paura, sopravvivenza, resistenza e fiducia. È un libro indispensabile, ognuno dovrebbe sapere e pagina dopo pagina ci fa sentire addosso il peso della responsabilità di Rosa : continuare o provare a ribellarsi? È un romanzo che ci fa riflettere sin dove possiamo spingerci in certe situazioni e di quanto ancora il passato possa sorprenderci. Un testo che ti assorbe completamente.
“Da tempo mi trovavo in un posto dove non volevo stare e accondiscendevo e non mi ribellavo, continuavo a sopravvivere. La capacità di adattamento è la maggior risorsa dell’essere umano. Ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana“. Le Assaggiatrici, R. Postorino. Buona lettura