Ci sono libri di ogni genere e per ogni età e libri che per ciò che raccontano, i temi che toccano e la scrittura usata possono essere destinati indistintamente a tutti. Come la bellissima storia tratta dalla rubrica di oggi. Un testo breve ma intenso, di una rara delicatezza, che cerca di spiegare con semplicità temi come l’amore e l’abbandono ai bambini, una storia sull’incontro fra il mondo degli adulti e quello dei più piccoli.
Il libro è: Kafka e la bambola viaggiatrice di Jordi Sierra i Fabra.
Una storia commovente che si basa su fatti realmente accaduti allo scrittore Franz Kafka. Una vicenda venuta a galla solo dopo qualche anno dalla sua morte grazie al racconto di Dora Diamand ultima compagna di vita. Purtroppo a causa dello scoppio della guerra mondiale non vi sono documenti che si riferiscono alla storia, quindi l’autore spagnolo Jordi Sierra ha svolto un lavoro minuzioso, unendo la sua fantasia al racconto di Dora, è riuscito a dar vita a un libro delicato e profondo adatto a grandi e piccini.
Un anno prima della sua morte lo scrittore della famosa Metamorfosi visse un esperienza insolita mentre faceva la sua quotidiana passeggiata al parco di Berlino. Una mattina fu colpito dal pianto disperato di una bambina che era seduta su una panchina. Spaventato che le fosse accaduto qualcosa di brutto si avvicina per capirne di più. Dopo una serie di domande, Kafka scopre che la piccola, di nome Elsi, sta piangendo perché ha perso la sua bambola Brigida. Colpito da quella risposta lo scrittore decide che non può rimanere indifferente a tutta quella sofferenza così si mise a pensare a un modo per aiutare Elsi e improvvisa una risposta: “Ma la tua bambola non si è persa, è partita per un lungo viaggio alla scoperta del mondo. E tu sei fortunata perché io sono il postino delle bambole e ho una lettera per te da parte di Brigida a casa“. Diede così appuntamento alla piccola il giorno dopo. Rientrato a casa si mette subito a scrivere una lettera vera e propria con francobolli recuperati da città visitate in passato, da destinare alla bambina.
Ma il “Postino’ non si limiterà solo ad unica corrispondenza. Ogni giorno, infatti, per tre settimane, Kafka consegnerà e leggerà una lettera alla bambina. Ogni giorno un nuovo posto, nuove città da raccontare, Londra, Parigi, Vienna, nuove avventure e nuovi amici. Elsi, che inizialmente sembrava un pochino spiazzata, si adatta a quella situazione attendendo sempre nuove lettere per scoprire cosa avesse visitato Brigida e nel frattempo aveva smesso di soffrire. Ma lo scrittore doveva trovare un modo per porre fine a tutto ciò senza far del male alla piccola. Così per l’ultima lettera da consegnare e leggere scriverà : “Non piangere padroncina, il distacco non è sempre qualcosa di negativo, a volte serve per crescere, andare avanti e conoscere se stessi. Io sono stata fortunata ad avere avuto un’amica come te che mi ha insegnato a volare e a non aver paura di niente, poi viaggiare è bellissimo”. A quelle parole la bambina si sentì fiera e felice di essere stata una buona amica e insegnante di vita.
Lo consiglio perché è una favola vera, che ci fa ancora sperare in un mondo migliore. Ovunque ormai sentiamo cose orribili e sapere che ci sono state e ci saranno persone così profonde ci deve rendere felici e pieni di speranza. È un libro che crea una sintonia tra gli adulti e i bambini, che con semplicità, senza cadere mai nel banale, cerca di spiegare temi come la perdita e l’abbandono e come l’amore può cambiare e ritornare in forme diverse. Una storia bellissima da leggere ai propri figli o semplicemente a sé stessi. E perché no… sarebbe bello ogni tanto conoscere un “Postino” così speciale nella vita.
Buona lettura, a mercoledì prossimo.