Ognuno di noi, chi più chi meno, ama il luogo dov’è nato e cresciuto. A chi non mai capitato di elogiare la propria regione, città o paese, parlare dei monumenti, strade, vicoli o fotografare passeggiate panoramiche? È qualcosa di assolutamente normale che ci rende orgogliosi. Ma la soddisfazione più grande, a mio parere, è quando a esaltare i nostri luoghi sono persone “straniere” che vivono lontano, questo ci rende felici e fieri.
La rubrica di oggi parla proprio di questo grazie al libro: Ichnusa, guarire di Sardegna nell ‘isola di pietra di Emilio Rigatti, scrittore e insegnante friulano ma soprattutto cicloviaggiatore. Rigatti ha scritto tanti racconti che trattano di viaggi in posti lontani ma con questo si è spinto oltre, portando il lettore nel suo intimo interiore. Il protagonista- scrittore, infatti, si mette a nudo raccontando non solo i chilometri percorsi ma anche una situazione che lo affligge e che lo spinge quindi a intraprendere questo straordinario viaggio. Nella vita può succedere che alcune cose non vadano sempre nel verso giusto, quando ciò avviene possiamo adattarci alla situazione e aspettare che il tempo curi le ferite oppure fare qualcosa che ci renda felici e spensierati qualsiasi essa sia: questo è ciò che fa lo scrittore. Quando il suo matrimonio è quasi al capolinea e le vacanze scolastiche sono alle porte, prende la sua fidata bicicletta, uno zaino e parte per il viaggio che gli resterà addosso per sempre, direzione: Sardegna.
“È facile parlare di Sardegna, raccontarla è un’ altra cosa, specialmente se la incontri a 60 anni e ne resti intronato come per lo scoppio di una bomba o di un fulmine che si scarica a 30 metri da te”.
Agli inizi di luglio, Rigatti approda a Ichnusa, come ama chiamarla lui, una terra che da subito si rivelerà misteriosa, più grande di quello che si aspettava e inaspettatamente genuina e affettuosa. Una regione dalla pelle di pietra, bruciata dal sole. Per il protagonista sarà un esperienza fenomenale che lo porterà a visitare posti che non aveva neanche programmato. Inizialmente, infatti, il viaggio doveva durare qualche settimana e concentrarsi nella zona di Cagliari, ma tappa dopo tappa non riesce più a dire no alla voglia di scoprire quella terra complici anche le nuove amicizie che lo “costringono amichevolmente” a restare, seducendolo con promesse di nuove escursioni, visite a nuraghi e serate con pane carasau, formaggio e cannonau. Si sente rapito da tutto e da tutti. Una terra unica e speciale nelle sue tradizioni, nei dialetti così diversi, che fa sentire ospite e straniero nello stesso momento . Un viaggio utile a livello interiore e per farsi rapire completamente da quella terra e dai suoi abitanti, ma non abbastanza lungo per pedalare tra quelle strade, paesaggi, tramonti e paesi: “Ne avrei voluto vedere molti di più”.
Lo consiglio perché lo scrittore lo dedica a noi Sardi, alla Sardegna, alla sua genuinità e accoglienza. Perché oltre a essere un bellissimo diario di viaggio, tra le righe racconta la vita quotidiana fatta spesso di disagi interiori e di come talvolta basta molto poco per superarli.
Un libro che consiglio di leggere non solo ai “forestieri” ma anche e soprattutto ai sardi. Un elogio e amore sincero per la nostra terra scritto da un non sardo che deve renderci fieri e farci ragionare su come spesso noi stessi critichiamo ciò che ci appartiene dandolo per scontato, mentre dovremmo essere i primi a vantarci e tutelare le bellezze che ci circondano.
“Il mare di Sardegna è più bello di quello dei Caraibi. E lo dice uno che i Caraibi li conosce. Ma l’interno è… Scegliere la costa o l’entroterra è come decidere se avere o non avere la televisione, con una differenza, la televisione fa schifo, la costa Sarda no. Ma l’interno… Insomma andatevene tutti all’interno. È non è una maledizione, lo giuro”. Ichnusa, Emilio Rigatti, buona lettura.