Tra qualche giorno, il 21 marzo, arriverà la primavera che grazie ai suoi colori e profumi viene rinominata anche stagione della rinascita, non a caso infatti in questa data si è deciso di celebrare anche la giornata mondiale della poesia.
Primavera, poesia e un pizzico di follia sono le tre chiavi d’accesso per entrare nell’incredibile mondo della protagonista del libro di oggi, Alda Merini. Il testo in questione, scritto da Annarita Briganti, è “Alda Merini, l’ eroina del caos”. La poeta dei Navigli scomparsa poco più di 10 anni fa è nata infatti proprio il 21 marzo del lontano 1931.
“Sono nata il 21 a primavera, ma non sapevo che nascere folle, aprir le zolle potesse scatenare tempesta“.
La primavera, come sosteneva Alda, è folle, imprudente e generosa ma può incontrare anche il demonio come è accaduto a lei con il manicomio. La scrittrice Annarita Briganti con questo testo riesce a darci uno sguardo originale della poeta, una biografia diversa che nasce dall’unione di una serie di interviste e chiacchierate con le persone che più le sono state accanto, dagli amici, ai colleghi fino ai parenti più stretti come la nipote Laura e le figlie, in particolare una delle quattro, Barbara la più piccola. Un puzzle non semplice da completare, perché le curiosità e gli aneddoti su Alda sono davvero tanti: la stessa poeta aveva scritto: “Da anni indago sul caso Merini”.
Un libro che si legge piacevolmente ma che lascia nel lettore un velo di tristezza su quanto ha dovuto subire questa straordinaria donna. Una figura libera, rock, ribelle, sopra le righe e sempre controcorrente ma sicuramente vera. Il testo tocca i momenti più intimi e tragici di Alda Merini, dall’ infanzia vissuta nel bel mezzo della seconda guerra mondiale divisa dalla famiglia, i 2 matrimoni, le 4 figlie, il periodo del manicomio, gli amori, le innumerevoli amicizie, la scrittura e l’amore infinito per la sua Milano e i Navigli.
Proprio intervistando il medico che l’aveva in cura nei suoi momenti più bui, la Briganti capisce che il periodo bellico vissuto dalla poeta nella sua infanzia ha inciso non poco sul trauma della donna ma, come si leggerà, la malattia è sicuramente legata anche ad altro, per esempio la costrizione ad una vita familiare e a uno stile di vita da lei non sempre accettati a pieno. Come racconterà la figlia Barbara: “Non è che mamma non amasse la famiglia che si era creata ma sicuramente la poesia e la scrittura venivano prima”.
Scopriamo cosi una Merini generosa con il prossimo, come quando regalava tutti i suoi risparmi al primo mendicante che trovava, che viveva perfettamente nel suo caos, non solo mentale, in una casa strana, piccola sommersa da mozziconi di sigarette, dove le ore delle sue giornate erano concentrate in camera da letto con i muri che fungevano da agenda infatti ogni cosa che le passava per la testa nomi, poesie e numeri di telefono venivano scritti nella parete con il suo inseparabile rossetto rosso.
Una donna che ha attraversato periodi duri, gli anni rinchiusa in manicomio, gli elettroshock, la separazione dalle figlie l’hanno resa più debole fisicamente ma sicuramente più forte dentro. “Il manicomio è stato un inferno ma io sono quello che sono perché ne sono uscita viva”. Una persona che ha amato davvero la vita, che ha lottato e che arrivava dritta al cuore di tutti e forse anche per questo che è tanto amata, soprattutto dai più giovani perché, grazie a lei, la poesia è entrata a casa di tutti.
Una scrittrice, ma anche una donna che amava vestirsi bene, truccarsi e se ne fregava di come la criticava la società che la voleva solo madre e casalinga; non sarebbe stata il personaggio che è oggi se avesse adempiuto al volere degli altri.
Che madre è stata si chiede a Barbara? “Non era certo una madre che ti preparava la torta di mele o lo zaino per la scuola, era sicuramente una madre diversa, complicata ma che c’è sempre stata, a modo suo ma c’era. Anche se non aveva un forte senso materno non l’avrei cambiata per niente al mondo“.
Lo consiglio perché con questo libro la Briganti ci trasporta direttamente a casa dell’Ape furibonda, come amava chiamarsi, ci accompagna nella sua intimità, ci presenta i suoi amici e parenti facendoci conoscere non solo la scrittrice meravigliosa che era ma anche la donna, la madre, l’amica e l’amante che è stata. Un testo forte che può insegnarci tanto: che i momenti negativi, con forza e determinazione, possono essere trasformati in qualcosa di positivo, che la vita è una sola e non dobbiamo sempre accontentarci ma cercare di scegliere e decidere da soli, anche se questo vuol dire andare controcorrente. Tutti dobbiamo avere un pizzico di follia, vivere con leggerezza e accettare le nostre debolezze.
” Sarò brava però non spolvero, lei tolga la polvere alle farfalle e non volano più”, Alda Merini.
Buona lettura