La storia di Pasqua Selis Zau, Paskedda come il popolo di Nuoro chiama la sua eroina, porta con sé una storia di ribellione, di resistenza comunitaria, contro l’oppressione sabauda e la privatizzazione delle terre.
Paskedda nasce nel 1808 a Nuoro; la comunità vive soprattutto di agricoltura e pastorizia, vitali all’epoca, ancora molto importanti al giorno d’oggi nella nostra isola. Il sapersi aiutare a vicenda, la solidarietà “Sa paradura” per uscire dalle situazioni difficili governa i rapporti fra famiglie, fra pastori, fra vicini.
L’accesso popolare ai terreni, l’uso comunitario del demanio feudale, tradizionalmente considerato di proprietà collettiva e aperto alle comunità e ai singoli, era una possibilità di sopravvivenza per molti piccoli contadini e pastori.
Paskedda ogni giorno si reca su quelle terre per raccogliere legna da ardere, ghiande per crescere il maiale e magari qualche bacca e erbette da cuocere per i figli, che con grande fatica trasporta poi a casa.
Accade però che il Re di Sardegna Vittorio Emanuele I, nel 1820 prima, con l’”Editto delle Chiudende”, che autorizza la chiusura dei terreni considerati fino ad allora proprietà collettiva e nel 1865 poi, con un altro editto che abolisce l’ademprivio (bene di uso comune), pone le basi della proprietà privata.
Poveri contadini, piccoli pastori, i ceti popolari furono privati di diritti antichissimi, del diritto alla vita. Espropriati di quei terreni, indispensabili per vivere, che il Comune decide di vendere ai Piemontesi col pretesto di finanziare la ferrovia. Si intende smantellare praticamente le strutture tradizionali del comunitarismo.
I Savoia hanno inventato la proprietà privata laddove non esisteva. Paskedda, mossa dalla fame e dalla disperazione, di fronte al popolo oppresso e ormai allo stremo, ma incapace di ribellarsi, raccoglie tutte le sue forze di donna e coraggiosamente decide di agire.
Il 26 aprile 1868, una domenica di primavera, Paskedda Zau, vedova con 10 figli a carico, all’uscita dalla messa si rivolge alle donne, chiama anche gli uomini nella piazza antistante la chiesa e li invita alla ribellione incitandoli con il motto “torraus a su connottu” (torniamo al conosciuto).
L’invito si trasforma in una vera e propria rivolta con più di 300 persone, soprattutto donne. Alla guida di questa piccola ardimentosa popolana che sventola il suo vessillo, un bastone e una vecchia sottana, assaltano il Municipio. Scardinano porte, sottraggono i fucili alla Guardia Nazionale, gettano in piazza mobili e i documenti di stato civile, ma soprattutto i documenti catastali sulle lottizzazioni dei terreni demaniali che l’amministrazione comunale aveva deciso di vendere.
Terreni sottratti all’uso comunitario di pastori e contadini sempre più ridotti alla miseria e che costituivano per la comunità un sollievo dalla povertà. Al grido “a su connottu”, tutti i documenti comunali, i registri in cui la civiltà scritta del regno sopprimeva la civiltà non scritta della comunità, vengono ammassati in piazza e dati alle fiamme.
Le terre furono vendute; i ribelli arrestati per poi essere amnistiati grazie all’interessamento del deputato nuorese Giorgio Asproni il quale, troppo tardi, si rese conto dell’errore. Nuoro ricorda la sua eroina, morta nel 1882, con una targa sul muro dell’ex-municipio nella stessa piazza dell’assedio, oggi Piazza Su Connottu.
Nel nuorese, numerosi poeti e cantori l’hanno celebrata e continuano a ricordarla nelle feste tradizionali. Paskedda Zau era una povera donna che si ribellò per fame e disperazione, infondendo coraggio a un’intera città. La sua fu una lotta per il comunitarismo, così anti economico per il mercato liberale, così giusto per la pace sociale.
Ma la storia si ripete… su 24.000mq di superficie totale dell’isola, 4.000mq sono tuttora in pericolo di sdemanializzazione e rischiano di andare in mano a privati. Si parla delle ultime aree di proprietà collettiva, una ricchezza e un vanto per noi sardi. I comuni possono gestirle ma non ne sono i proprietari. Sono preziose sia per l’economia e il tessuto sociale, che per la cura e la protezione dell’ambiente.
Un assedio mai terminato: gli usi civili di proprietà collettiva non sono stati mai al sicuro.