Una breve intervista in TV alla centenaria di Cagliari, Nuccia Diana ci presenta una donna meravigliosa che ha avuto la fortuna di incontrare e conoscere nella sua vita. Mentre parla i suoi occhi si illuminano.
Ascolto con attenzione, non tanto perché sorpresa dall’età dell’intervistata – in Sardegna non è raro trovare centenarie ancora lucide e presenti – ma incuriosita dalla storia interessante che quel secolo di vita nasconde e per scoprire l’identità di quella persona eccezionale che tanto entusiasmo ancora suscita in lei.
Frequentai un corso di pedagogia all’Università di Perugia, eravamo a metà degli anni 40, tenuto da Maria Montessori, l’educatrice più famosa d’Italia e fui pervasa da un irrefrenabile entusiasmo per quel nuovo metodo d’insegnamento da lei ideato che metteva per la prima volta i bambini e la loro libertà al centro del processo educativo.
La Montessori, educatrice, pedagogista, filosofa, medica – la prima in Italia – neuropsichiatra dell’infanzia e scienziata ha messo a punto ed esportato in tutto il mondo un metodo educativo rivoluzionario che ha radicalmente cambiato l’educazione infantile.
Tornata in Sardegna, dove sono nata nel 1921 a Cagliari, riuscii ad organizzare nel 1949 la “casa dei bambini Laetitia” nella mia città. Era in un vecchio capannone dell’aeronautica ed era la prima scuola Montessori della Sardegna.
Cagliari usciva dai bombardamenti e Nuccia realizzò in quel vecchio capannone il suo sogno: quello di mettere in piedi la prima scuola privata di Cagliari applicando quel metodo di cui ormai era diventata una tenace sostenitrice e che non era ancora stato introdotto nelle scuole pubbliche.
Rimasi ammaliata da quelle idee rivoluzionarie e dai principi del metodo formativo della Montessori. Ero coraggiosa, quasi folle e le difficoltà incontrate, non ultima quella economica, non mi spaventavano.
Il mio spirito innovativo, la mia passione per l’educazione infantile e la bontà delle idee montessoriane mi davano la forza di proseguire fino a realizzare il mio sogno: una scuola che fa star bene i bambini tra i banchi; una scuola aperta alle esperienze manuali, alla lingua straniera, alla socializzazione – le prime classi miste dell’epoca – ai supporti didattici, alla ginnastica.
Una scuola dove alle ragazze è permesso di indossare i pantaloni, e a tutti di spostarsi nell’aula a loro piacimento e di sedersi ovunque lo desiderino. Il lavoro dell’insegnante è quello di lasciare il bambino libero di crescere e sviluppare le proprie potenzialità, sempre pronto però ad offrire sostegno quando richiesto.
Tutto questo potrebbe sembrare ovvio e scontato adesso ma all’epoca era un’idea all’avanguardia non sempre accettata dalla società cagliaritana.
Nel frattempo Maria Montessori, nata a Chiaravalle (AN) nel 1870, aveva portato in tutto il mondo il suo metodo pedagogico fondato sull’osservazione, l’esperienza, e che aiuta a riflettere e ad accrescere l’autostima nel bambino. L’obiettivo etico-morale è “educare alla libertà”. Libertà di muoversi ed agire spontaneamente. “L’unica cosa che i maestri devono impedire ai bambini è di offendere o fare del male agli altri. Tutto il resto, ogni manifestazione avente uno scopo utile, qualunque esso sia e sotto qualsiasi forma esplicata deve essergli permessa”, era il mantra di Maria Montessori.
Il mio faro è sempre stata lei, una donna oltre il suo tempo, figura di spicco del nuovo movimento educativo che ha lasciato un’influenza forte ed universale sull’educazione contemporanea.
Nuccia leggeva tutti i suoi libri, tradotti in 35 lingue di 56 paesi. Sono ormai più di 22.000 gli istituti educativi che hanno adottato il suo metodo, dai nidi alle scuole secondarie, diffuse in 110 paesi di tutti i continenti.
Credevo fermamente in questa nuova scuola e ho applicato il suo metodo alla mia “Laetitia”; un progetto pedagogico che desidera aiutare lo sviluppo di esseri umani liberi, autonomi pensatori, critici capaci di assumersi la responsabilità della propria esistenza.
Condivido ogni suo pensiero, anche quello sull’emancipazione femminile per cui molto si batté anche in prima persona per superare quegli ostacoli, che ben conosco, che la società dell’epoca frapponeva alla realizzazione professionale delle donne, al di fuori del ruolo di brava moglie e madre. Il suo intervento al Congresso Internazionale sui Diritti Femminili del 1896 (!) a Berlino ebbe un clamoroso successo. Sono convinta, come lo era la mia maestra di vita, che la donna, in qualunque campo, anche quello che un tempo era riservato agli uomini, sia in grado di esprimere il suo giudizio e lavorare.
Il fascismo, che non accettava le sue idee rivoluzionarie, costrinse Maria Montessori ad abbandonare l’Italia per metterle in salvo. Viaggiò in tutti i continenti e diffuse il suo metodo educativo ovunque. Si stabilì in Olanda dove, nel 1952, alla vigilia della partenza per un ennesimo viaggio, questa volta in Africa, morì e fu sepolta, per sua volontà, fra le dune di Nordvijk, di fronte al Mar del Nord.
Nel 1999, per le 50 candeline della “Laetitia” fui chiamata presso l’aula consiliare dal sindaco di Cagliari Emilio Floris che dichiarò la mia scuola “Ambasciatrice di Buona Volontà”. Per l’occasione fu allestita anche una mostra della fotografa Daniela Zedda che ripercorreva le tappe dell’istituto fin dalla sua fondazione.
Una storia fatta di ricordi: foto, pagelle, disegni degli alunni, molti dei quali oggi professionisti, imprenditori, politici, dirigenti e che hanno partecipato in maggior parte a questa grande festa delle nozze d’oro della Laetitia con la città di Cagliari.
Ho curato la mia scuola come insegnante e come direttrice fino all’inizio di questa terribile pandemia; tuttora mi informo sul suo funzionamento, sull’organizzazione, sugli insegnanti e sugli alunni. La scuola è stata ed è la mia vita e con molto interesse continuo ad aggiorrnarmi…”
Lucidissima, Coraggiosa, lungimirante, innovativa, Nuccia Diana è conosciuta da tutti i cagliaritani come la mamma della Laetitia, la prestigiosa scuola storica del capoluogo sardo basata sul metodo Montessori, la prima che lei ha fondato nel lontano 1949, e che tuttora, dopo 72 anni, segue e cura con entusiasmo.
Incuriosita dalla sua vita ho voluto immergermi nella storia di Nuccia Diana e continuare il suo racconto come a voler proseguire quella intervista televisiva troppo breve per fotografare una figura così coraggiosa e all’avanguardia per i suoi tempi.