Nella Sardegna al femminile sono presenti tante donne che hanno dimostrato la loro eccellenza in vari campi. Intelligenza, creatività, coraggio, impegno e determinazione le hanno fatte emergere: scienziate, insegnanti, intellettuali, politiche, patriote. Sono proprio tante le “donne sarde speciali”, nate nell’isola o altrove ma da famiglie sarde.
La Sardegna al femminile ci presenta anche tante altre donne che, pur non essendo figlie dell’isola, si sono innamorate di lei, hanno sposato la sua gente, la sua terra e le sue tradizioni. A volte la conoscono per un caso fortuito e se ne innamorano, ne esaltano le eccellenze umane e naturali facendole conoscere all’Italia e al resto del mondo.
“Amavo quella società arcaica e fiera, i pastori sui monti, le fabbriche di sughero a Calangianus, i boschi di corbezzoli, le masserie con pecore e cavalli, il pane carta-musica e Gramsci che era sardo ed è l’orgoglio dei suoi conterranei. A Orgosolo ho molti amici, persone speciali con le quali ancora oggi, dopo tanti anni, ci sentiamo e ci amiamo”.
E’ il 1962, la fotografa Lisetta Carmi fa conoscenza con l’Isola ed inizia il suo viaggio sentimentale “in un mondo antico” fra natura ed antropologia: cattura con la sua Leica paesaggi, mestieri e persone sempre con l’impronta del suo impegno sociale e della sua estrema sensibilità.
Lisetta Carmi nasce a Genova nel 1924 da una famiglia borghese di origine ebraica. Espulsa da scuola a 14 anni, nel periodo delle leggi razziali fasciste, continua da sola gli studi e coltiva le sue due grandi passioni: la fotografia e la musica.
E’ una suggestione letteraria quella che nel 1962 la porta in Sardegna per la prima volta. E’ colpita in particolare dalla lettura di un articolo della scrittrice nuorese Maria Giacobbe uscito nel 1956 sul settimanale “Il Mondo” e poi confluito nel libro “Diario di una maestrina”,
Con sensibilità e delicatezza Lisetta entra in punta di piedi nell’Isola che la accoglie senza esitazione; stabilisce con lei un’intensa relazione di affetti personali e solidali che l’accompagneranno per tutta la vita.
Quando arriva in Sardegna il governo ha appena varato quel “Piano di Rinascita dell’Isola” e il “Consorzio Costa Smeralda” ha lanciato il suo piano di “valorizzazione turistica” delle coste. Lisetta che è fotografa di coscienza, anticonvenzionale e con un progetto anche politico e consapevole, punta il suo obiettivo sul cartello di un Porto Cervo a divenire, con i lavori che il giovane Aga Khan aveva affidato all’architetto Luigi Vietti. Il suo scatto insinua il sospetto dell’operazione speculativa che avrebbe stravolto l’ambiente naturale della Costa Smeralda con una antropizzazione forzata.
Non resiste al fascino dell’arcaico ed è molto infastidita da quella speculazione edilizia “che vorrebbe rifarsi allo stile popolare ma riesce soltanto ad essere assurda ed irrazionale”. Il suo sguardo è affascinato dalla singolarità di una terra insolita e da personaggi che sembrano in attesa di capire ciò che vi sta accadendo.
Si reca ad Orgosolo dove la vita è ai limiti della sopravvivenza e riprende, in un’ottica di documentazione socio-antropologica e sempre con un approccio empatico, la condizione delle donne, il lavoro, i riti, le tradizioni, le realtà nascoste, i bambini, e la scuola.
Irgoli, Nuoro, Orosei, Onifai, Ollolai, Lisetta fotografa luoghi e la gente che lì vive. “Ho fotografato per capire e ci sono tornata per amore e le mie foto lo dimostrano”. Scorci di paesi, sassi e tegole; scatti di interni come quello che inquadra Mariantonia Manca e la figlia mentre impastano il pane carasau. Nella sua didascalia scrive “Vita dura e faticosa; la mamma, che ha messo al mondo 10 figli , ha solo 48 anni e guadagna 1.000 lire per preparare 20 chili di pane: 10 ore di lavoro”.
Il suoimpegno sociale ed umano emerge nelle descrizioni delle sue foto, come quella che a ccompagna la foto di Luigi Bataccone “incarcerato a 18 anni per un delitto che non aveva commesso ed è stato rilasciato a 30 con molte scuse. 12 anni di carcere senza colpa. Oggi fa la guardia forestale”.
Ma gli scatti di Lisetta, molti dei quali in bianco e nero, fermano nel tempo anche cerimonie, feste, tessitura, pastorizia, lavorazione del sughero, semina e anche l’ozio degli uomini ma sempre con uno sguardo al territorio.
Dice Lisetta di quel periodo intenso: “Mi interessava lavorare per gli altri, tutta la vita ho cercato di dar voce a che non c e l’ha, sono stata sempre dalla parte dei più umili”
Cosa può fare la fotografia quando arriva nel posto giusto al momento giusto, con un buon strumento nelle mani giuste. Semplicemente fa quello che è nata per fare: il piacere della condivisione di uno sguardo su un luogo, catturare l’espressione di un volto, fermare nel tempo una realtà, raccontare una storia, denunciare ingiustizie e soprusi.
Il temperamento ribelle e curioso porta Lisetta, mai sazia di nuove esperienze, ad abbandonare la fotografia, come molti anni prima aveva fatto con la musica. Oggi, alla soglia dei 100 anni, vive in un centro spirituale fondato con un Guru indiano nel 1976, e, infischiandosene dell’età, si è appassionata alla scrittura cinese, al tao, al silenzio, al vuoto e vive nella libertà.
Il virgolettato in corsivo racchiude le parole di Lisetta Carmi.
Proprio in questo periodo e fino al 13 giugno prossimo, la Sardegna e la sua gente saranno, nelle fotografie di Lisetta Carmi, al MAN (Museo d’Arte di Nuoro) con una mostra a lei dedicata:”Lisetta Carmi: Voci allegre nel buio. Fotografie di Sardegna 1962/1976.” Un reportage sottolineato dal suo impegno sociale, dalla sua estrema sensibilità e dal suo amore per la Sardegna.