Sono un immigrato.
Alcuni anni fa sono partito da Monza e ho navigato con il barcone di Gatto Silvestro per iniziare un nuovo capitolo della mia vita in Sardegna. Ho viaggiato in lungo e in largo alla scoperta di questa fantastica isola, finché ho incontrato il bar di Corriere Sardo.
Gli amici della redazione mi hanno invitato a sedermi al tavolino ma ho preferito conquistarmi un posto-gomito al bancone, dove si svolge il rito dell’aperitivo che per molti anni è stato la mia unica fonte di cibo e bevande.
La mia avventura con Corriere Sardo inizia proprio con l’aperitivo, uno tra gli eventi che più abbiamo sognato durante le settimane di quarantena e che presto potremo vivere nuovamente. Con la dovuta distanza tra le persone ma molto, molto vicini alle bevande.
Il bar è anche il luogo dove ho trascorso le mie prime serate da immigrato in Sardegna. Questo microcosmo autosufficiente ha regole del tutto particolari di cui ignoravo l’esistenza. Nei primi mesi ho cercato più volte di pagare da bere agli amici ma sono stato semplicemente ignorato dal barista, per il quale ero un fantasma che emetteva suoni incomprensibili. Terminata la fase di transizione, finalmente è arrivato il giorno della svolta. E’ difficile descrivere la meravigliosa sensazione provata la prima volta che il barista ha accolto la mia ordinazione con un sorriso di complicità e mi ha permesso di pagare il primo giro.
Il mondo del bar ruota intorno alla birretta. In apparenza indica una cosa di piccola dimensione ma in realtà si tratta di un concetto. E si riferisce a quantità molto, molto grandi.
Probabilmente sapete che il consumo medio di birra procapite in Sardegna è il doppio rispetto alla media italiana. Questo invidiabile traguardo è strettamente legato alla temibile pratica dei giri, da cui è stato ricavato l’omonimo teorema: il numero totale di birre consumate da ciascun avventore di un bar è pari al quadrato del numero di amici presenti nello stesso bar a fine serata. Quindi, se ad esempio finisci la serata con 5 amici, avrai bevuto 25 birre!
Nel corso degli anni, l’istinto di sopravvivenza mi ha portato ad affinare una tecnica in 3 passi per affrontare efficacemente il vortice dei giri:
1. fingere di andare al bagno, fare un rapido cenno al barista e avvicinarsi alla cassa
2. pagare rapidamente un po’ di consumazioni a caso
3. salutare a bassa voce, uscire dal locale con passo deciso e senza mai voltarsi
In questo modo è possibile allontanarsi dal campo di battaglia nel momento più opportuno, cioè quando sta per iniziare il giro più temuto nei bar della Sardegna: la staffa.
In realtà è quasi impossibile sottrarsi alla staffa, un vero e proprio rito che ferma il tempo e contemporaneamente attiva un numero imprecisato di nuovi giri. E’ l’atto più solenne della serata e la sottile speranza che non finisca lo fa tendere all’infinito. Ma poi il l’amico barista ferma la giostra, rompe l’incantesimo della staffa e improvvisamente si trasforma in un mostro da combattere con tutte le, poche, forze rimaste.
Fino a quando qualcuno recita la frase che chiude ufficialmente la serata: “E anche oggi… rientriamo a casa domani!”.
PS. ci vediamo qui il prossimo venerdì per l’aperitivo!