Fra le tante donne sarde intraprendenti, orgogliose e fiere che in tanti campi, dalla letteratura alla scienza passando per la politica ed il potere, hanno portato amore e speranza in una terra così bella e selvaggia e alto il nome della Sardegna, un posto importante spetta alla leggendaria Fulvia Riccardino, cagliaritana nata nel 1928, la prima ingegnera di terra sarda.
La vita di Fulvia Riccardino inizia con un’infanzia difficile: rimane orfana di padre molto presto. Papà Spartaco, letterato torinese, direttore del convitto in via Vittorio Emanuele II, muore durante la seconda guerra mondiale per complicazioni dovute al diabete.
E’ il 1943. Cagliari è lacerata da una pioggia di bombe. Sua madre con le due figlie e un bimbo in arrivo fuggono dalla loro casa in Via Sardegna e si imbarcano sulla prima nave utile per raggiungere Chiaverano, nei pressi di Ivrea, paese del papà di Fulvia.
Le tre donne, sfollate da Cagliari per scampare alle bombe, si trovano in Piemonte nel bel mezzo della resistenza. Fulvia, benché giovanissima, è impiegata come staffetta partigiana, momento decisivo per l’abbandono della fanciullezza e l’ingresso nella vita da giovane donna che maturerà molto in fretta.
Durante una delle molte missioni a cui partecipa viene catturata dai tedeschi e messa al muro pronta per essere fucilata. All’ultimo momento, fortunatamente ancora in tempo, è salvata dall’intervento provvidenziale dei compagni.
Fulvia rientra in Sardegna a diciassette anni con la mamma, la sorella maggiore e il fratellino Spartaco nato in Piemonte che porta il nome del papà.
La vita a Cagliari sembra tornare alla normalità, Fulvia riesce a riprendere gli studi classici e a portarli a termine in breve tempo. Gli anni della guerra, i momenti difficili sono ormai lontani, solo un brutto ricordo.
Si iscrive alla Facoltà di Ingegneria Mineraria dell’Università di Cagliari per poter costruire il suo futuro sulle fondamenta della sua attitudine per gli studi tecnico-scientifici.
L’esperienza della guerra aveva fatto nascere in lei un’insaziabile fame di vita e voglia di felicità che riesce a placare con il sapere, la musica, l’arte, lo sport e soprattutto con lo studio.
Arriva anche l’amore: proprio fra i banchi della Facoltà incrocia lo sguardo con quello di un ragazzo timido, elegante e studioso. Condividono la passione per la fisica, la matematica e l’entroterra dell’isola dove trascorrono memorabili momenti felici nei pressi di Aritzo, paese natale di Franco Merloni che diventerà il compagno della sua vita.
Il primo traguardo lo raggiunge nel novembre del 1952 quando si laurea con una tesi intitolata “Ghisa e grafite sferoidale”: è la prima ingegnera della Sardegna.
Segue il matrimonio. Fulvia e Franco rimangono a vivere a Cagliari in Via Pacinotti. Fra il 1958 e il 1965 Fulvia diventerà mamma cinque volte. Uno dei figli, nato subito dopo la morte dell’amatissimo fratello Spartaco, precipitato in Piemonte con l’aereo da lui pilotato, si chiama come lo zio.
Fulvia ha preteso una formazione umanistica per i figli prima di poter decidere il proprio futuro a seconda delle inclinazioni: sono diventati medici, ingegneri e imprenditori.
La figura eclettica di Fulvia Riccardino è protagonista di un’importante pagina storica della città di Cagliari specialmente negli anni della contestazione studentesca. La sua grande apertura mentale, la sua dolcezza, la sua intelligenza e la sua estrema disponibilità è un riferimento, un’istituzione per molti giovani.
Insegna all’Istituto Industriale Scano in Via San Lucifero a Cagliari per tutta la vita. Con gli allievi è più rigida: all’epoca la scuola era eccessivamente seria e il dialogo fra insegnanti ed allievi era inusuale.
La regina delle rocce che lascia la disciplina mineraria per l’insegnamento costruisce l’avvenire di generazioni di ragazzi insieme a quello dei propri figli con i quali non perde una partita allo stadio, un concerto all’auditorium, una mostra d’arte. Franco è sempre con lei, sono inseparabili, fanno tutto assieme, fino al 1983 quando un caldo giorno di settembre un’onda anomala la tradisce nel mare di Chia. I suoi studenti l’attenderanno invano per iniziare il nuovo anno scolastico.