E’ il giorno dopo la prima luna di maggio. Sa Maista, la maestra del bisso, il mare cristallino che abbraccia Sant’Antioco fino alle ginocchia, lo sguardo verso l’orizzonte, le mani a megafono affinché la sua voce profonda arrivi lontana, prega e canta.
Rinnova il giuramento di servire e proteggere mare e terra, intona una nenia che esprime forza, sacralità e magia … e scende in acqua. Scende fino a 17 metri di profondità. Lì Chiara incontra una ‘bella signora’, la bivalve più grande del Mediterraneo; non la toglie dal suo habitat, ne recide solo l’ultima coda, la porta in superficie. La ‘Pinna Nobilis’ le dona dieci grammi di bisso e si prepara a produrne altri dieci per l’anno successivo.
Nella sua casa-museo-tempio di Sant’Antioco, con mani sicure, leggere lo pulisce dalle impurità e, in una settimana di lavoro, di prodigiosa pazienza, ottiene uno/due grammi di ‘Oro di Mare’. “Col canto e il fuso nasce la seta di mare”.
Il lavoro al fuso di legno rende il filato consistente e pronto ad essere bagnato, per renderlo eterno, nel ‘formulario’ di 12 alghe e limone, come tramandatole da Nonna Leonilde insieme al giuramento dell’acqua che lei passa volentieri a bambine e ragazze col dono di un filo d’oro.
Sono sempre state le donne, dalla notte dei tempi, ad occuparsi del bisso, dal fondale al telaio. Il filo d’oro, lavorato a mano nell’antico telaio della nonna, tessuto con le unghie, traccerà, su un ordito di lino, una trama con lavorazioni che riprendono i temi della tradizione sarda. Perché tanta cura, tanta attenzione, perché pregare e tessere, cantare e filare? Perché il maestro non è un artista, non è un artigiano.
Nell’acquisire la ‘maestria’ sotto giuramento, Chiara Vigo ha promesso di servire e proteggere mare e terra, ai quali la sua ‘arte’ è profondamente legata, nonché di vivere di offerte: “il bisso non si compra e non si vende. E’ bene di tutti.
Un maestro ha il dovere di conservare quello che è e quello che sarà perché le generazioni future possano camminare su orme di storia”.
Il premio di ‘donna sarda dell’anno’ nel 1996 le dà un’emozione fortissima, il suo pensiero va subito a tutte le donne del mondo, per la loro vita senza medaglie. Allora fruga nel cassone di Nonna Leonilde, trova il bisso che lei ha pescato nel 1938, intesse la loro anima dentro un leone d’oro, simbolo antico di protezione per la donna. “Il bisso, come il leone, dorme di notte e di giorno si risveglia, al sole si illumina, diventa oro per difendere tutto quello che è buono, bello, sacro”.
Per Chiara il bisso non è un semplice materiale tessile, è un filo metafisico, simbolico che unisce le generazioni nel rispetto del mare, delle cose che contano e nella predisposizione intima al donare.
Zia Chiara combatte una battaglia in difesa della ‘Pinna Nobilis’ in pericolo d’estinzione. “Lasciate intatto l’equilibrio tra mare e terra. Non è necessario rubare al mare un gioiello così prezioso. Lei è una bellissima signora che vive nei fondali. Lasciatela tranquilla. Io tesserò per voi una trama di pace”.
La Sacerdotessa del bisso di mare è la detentrice di arti e saperi antichi, l’unica custode fedele della sacralità di un mondo scomparso. Ama condividere le sue conoscenze gratuitamente, passa i suoi ’segreti’ a chi è disposto a sacrificarsi per impararli e conservarli, come ha fatto nonna Leonilde con lei.
Sono circa settanta le sue tele-gioiello esposte in vari musei in Italia, all’estero e nell’isola di Sant’Antioco. In tutte si riconoscono disegni simbolici tramandati di generazione in generazione: leoni a difesa delle donne, pavoncelle a difesa della pace, alberi della vita, emozioni di terra e di mare, lune e navicelle nuragiche.
Ci sono mestieri che non esistono più. Ci sono arti e tradizioni che si sono esaurite nel tempo. Questo è il caso del bisso, la seta di mare, che, secondo la leggenda era lavorato solo in due posti al mondo: Sant’Antioco e Taranto.
Chiara Vigo rimane l’unica ‘maestra’ di bisso: conserva i riti, i canti, i segreti legati a questa magia. Perché di magia si tratta. “Accettando di imparare la formula segreta, ho giurato fedeltà al bisso e all’acqua. Ho giurato di amare gli altri per come sono e non per come vorrei che fossero. Ho giurato di vivere solo di offerte perché il bisso non si compra e non si vende”.
La leggenda vuole che chi ci ha provato è finito male, come Rita del Bene, la ‘maestra’ di Taranto, vittima di un incidente, subito dopo aver venduto quasi tre chili di bisso, per aver tradito il codice dell’assoluta gratuità. Il mistero della seta di mare è rimasto ormai solo nelle mani di Chiara che a 65 anni ancora la va a cercare in fondo al mare.
E’ una rivoluzione quella di Chiara contro la marea consumistica che ha sommerso le radici degli antichi mestieri, contro una società che cancella i maestri, veri serbatoi di valori, che relega le arti più antiche a mere vetrine museali, attività senza vita, sepolte nel passato.
Questo sapere non avrà mai un prezzo finché ci sarà Chiara, grande rivoluzionaria in un mondo dove i mercati dettano legge e condizionano il destino di tanti, troppi paesi. Il rischio ora è che, quando le mani di Chiara cesseranno di trasformare in ‘anima del mare’ i capelli d’oro della ‘signora dei fondali’, nessuno potrà sostituirla.
“Se non ci sono le condizioni, lo lascerò andare. E, se servirà, il bisso rinascerà da solo, in qualche modo, in qualche tempo”.
Il “virgolettato” racchiude le parole di Chiara Vigo in varie interviste nel tempo.