Il neo eletto segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha riproposto una delle storiche battaglie dei giovani democratici del PD: l’estensione del diritto di voto ai sedicenni.
“È paradossale che i sedicenni oggi possano già lavorare, percepire un reddito e pagare le imposte ma non abbiano ancora il diritto di scegliere i propri rappresentanti e di incidere nell’attività politica del paese”, affermano i giovani democratici del PD sardo.
Abbiamo tutti in mente i “Fridays for Future“, il fenomeno dei “ragazzi di Greta”. Ragazze e ragazzi delle scuole che hanno gremito le piazze, che ci hanno affascinato con il loro entusiasmo e i loro slogan e che chiedevano a gran voce una politica per la salvaguardia dell’ambiente e la ricerca di nuovi modelli di sviluppo sostenibili. E’ sbagliato continuare a sottovalutare le loro idee e i loro interessi.
E’ il momento di far parlare i giovani e farli partecipare alla vita politica anche attraverso il voto.
Il ruolo della scuola è fondamentale per dare alle ragazze e ai ragazzi gli strumenti necessari che li guidino verso scelte assennate ed indipendenti. Non certo fare politica in classe, ma insegnare cos’è la politica, indicare le diverse strade e le giuste conoscenze affinché il giovane possa comprendere e scegliere in completa libertà.
Se 16 anni sono un’età in cui l’entusiasmo supera la riflessione, è altrettanto vero che questo non può considerarsi un ostacolo, purché accompagnato dal discernimento, sicuramente presente nei giovani di 16 anni. E’ vero anche che una qualità contraria prevale in chi ha superato una certa età. Entusiasmo e riflessione, compensandosi a vicenda, forniscono il giusto equilibrio alla vita politica del paese.
E’ una generazione super informata, desiderosa di conoscere e di farsi sentire ma resa muta dagli adulti e molto poco ascoltata; raramente nei numerosi dibattiti televisivi, fra i tanti ospiti, vediamo un giovane parlare, dire la sua sulle questioni della scuola, della salute, delle attività sportive e di tutti gli argomenti che li riguardano in prima persona.
In altri paesi europei (Austria, Malta, Norvegia, Scozia, alcune regioni tedesche e inglesi, alcuni cantoni svizzeri) e diversi paesi del Centro e Sud America, i giovani di 16 anni hanno già il diritto di far parte dell’elettorato attivo.
In Italia gli aventi diritto al voto sono 49 milioni, i giovani di 16/17 anni circa 1,1 milione. Peserebbero circa il 2% sul totale (dati aggiornati ad ottobre 2019), ma fanno pur parte di una minoranza di cittadini che deve essere ascoltata e che ha molto da dire. Il futuro è loro, devono poter partecipare alla sua costruzione.
“Il voto ai sedicenni certamente non basta ma può essere uno strumento fondamentale per rendere la politica più vicina e più attenta ai bisogni e alle necessità dei più giovani”, concludono i giovani democratici.
Chi ha paura del voto ai sedicenni ha paura delle loro idee e della loro passione civile. La politica sarà sicuramente migliore se vi parteciperanno anche i più giovani.