Secondo quanto emerge dalla Carta nazionale pubblicata sul sito Depositoazionale.it sarebbereo 14, in Sardegna, le aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nucleare nazionale. Nello specifico 4 siti nella provincia di Oristano (nei Comuni di Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio) e 10 in altri centri nel Sud Sardegna (Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Tuili, Ortacesus, Ussaramanna, Las Plassas, Mandas, Siurgus Donigala, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei).
“L’inserimento della Sardegna tra le regioni idonee a ospitare i rifiuti radioattivi è inaccettabile, non tiene conto della vocazione della Sardegna alla tutela dell’ambiente e del paesaggio e non risponde in alcun modo alle esigenze dell’Isola. – dichiara il consigliere regionale dei Riformatori Michele Cossa, che ripercorre la battaglia che ha visto schierato in prima linea proprio il partito dei Riformatori, già nel 2004 con una manifestazione a Roma e diverse forme di protesta nell’Isola, contro iniziative che hanno rappresentato vere e proprie dichiarazioni di guerra all’ipotesi di ospitare in territorio sardo il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi – In un momento delicato come quello attuale, nel corso del quale la classe politica intera si interroga sulla necessità di attivare forme di sviluppo sostenibile, l’ipotesi relativa alle scorie è decontestualizzata e va combattuta con unità, forza, decisione. Sarebbe, in caso contrario, l’ennesimo sfregio ai danni della Sardegna compiuto da uno Stato arrogante, disattento e incurante delle conseguenze. Il popolo sardo – prosegue il consigliere – ha già respinto l’ipotesi, inviando in questi anni più di un segnale al Governo. Rispolverare l’ipotesi ora non tiene conto dell’evolversi del contesto sardo e rappresenterebbe un atto gravissimo davanti al quale siamo pronti a dare battaglia. Non c’è alcun vantaggio economico che possa recuperare in qualche modo il danno che ne deriverebbe per la nostra Isola: per questo motivo non siamo disposti a barattare il futuro della Sardegna e dei sardi in nome di una ricaduta economica e di ipotetici posti di lavoro”- conclude l’esponente dei Riformatori.