Desta notevole preoccupazione la decisione di chiedere al governo la chiusura delle scuole sarde da parte dell’assessore Nieddu. Una scelta infelice nelle sue dichiarazioni ha sollevato nuovamente il polverone all’indomani dell’inchiesta sull’apertura delle discoteche. Più libri e meno disco tuonano in tanti. Anche dalla maggioranza arrivano i primi avvertimenti. E’ del consigliere Cossa e della consigliera Canu, Riformatori, la nota nella quale si sottolinea la preoccupazione che destano le dichiarazioni dell’assessore Nieddu.
“La Scuole devono restare aperte e continuare a essere il riferimento primario del sistema sociale ed educativo dei nostri ragazzi. L’istruzione dei ragazzi è un aspetto fondamentale non solo in termini culturali ma anche in termini di aggregazione sociale dato che attorno alla scuola ruota un sistema di relazioni utile ad accompagnare la formazione della persona”.
Così il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa che sottolinea l’importanza di tenere attivo il sistema – asili nido, scuola primaria e scuola secondaria – sia in riferimento all’aspetto educativo dei più piccoli e sia in relazione alle esigenze delle famiglie. “Viviamo un momento di enorme difficoltà che vede esposte le famiglie – continua Cossa – La cosa importante è che le regole e le prescrizioni vengano rispettate per garantire il massimo della sicurezza al personale e agli scolari. Bisogna fare il possibile per evitare di chiudere. Le famiglie hanno diritto ad avere sostegno e supporto nella crescita dei propri figli attraverso la Scuola, formidabile alleato dei genitori”.
“Con la decisione di chiedere al governo la chiusura delle scuole oltre al rischio sanitario sussiste un’altra criticità non meno importante: la crescita e la salute psichica delle nuove generazioni – prosegue la consigliera Canu – La didattica a distanza è problematica particolarmente per la fascia di età dai 3 ai 10 anni – spiega la consigliera – Chiudere le scuole dell’infanzia, le primarie e secondarie di primo grado, significa non dare un adeguata formazione alle nuove generazioni, che sconteranno un duro prezzo in termini culturali ma anche dal punto di vista relazionale. È auspicabile – sottolinea la consigliera dei Riformatori – che le scelte siano sottoposte e condivise a livello collegiale in consiglio regionale, considerando anche le disparità che si acuiranno a livello sociale per la mancanza di strumenti tecnologici e di connessione in una larga parte delle famiglie sarde. Occorre più attenzione alla formazione scolastica, non può essere trascurata per un così lungo periodo di tempo, pena il futuro delle nuove generazioni, che molto difficilmente potranno recuperare il tempo perso”, conclude la consigliera.