I Consiglieri regionali dei Progressisti ha presentato un’interrogazione sull’avviso nell’Avviso pubblico della regione per i finanziamenti chirografari alle micro e piccole imprese della filiera turistica sarda. A loro modo di vedere, sarebbero un centinaio le aziende escluse.
«Come risaputo anche in Sardegna il sistema economico sta subendo forti contraccolpi per gli effetti della pandemia Covid-19, originando per le imprese incertezza sui piani di investimento e contemporaneamente un impatto negativo sulle liquidità derivanti dalla contrazione dei ricavi. Alla luce di tutto ciò, il Consiglio Regionale della Sardegna ha approvato la Legge regionale 9 marzo 2020, n. 8 “Interventi urgenti a supporto e salvaguardia dell’occupazione e delle professionalità nel sistema imprenditoriale della filiera turistica della Sardegna”. Una norma questa che prevede, all’art. 7, la concessione di finanziamenti alle micro e piccole imprese della filiera turistica della Sardegna, senza particolari vincoli ostativi, proprio per rendere lo strumento davvero efficace e con una larga diffusione», queste le parole del Consigliere regionale Gianfranco Satta.
«Dalla lettura dell’apposito Avviso pubblico, invece, redatto sulla base degli indirizzi impartiti dalla Giunta regionale, si apprendono – sottolinea Satta – delle restrizioni del tutto arbitrarie rispetto alla volontà del legislatore. Segnalo, ad esempio, la previsione dell’obbligatorietà di essere iscritti da almeno 3 anni nel Registro delle Imprese, impedendo così l’accesso al sostegno a numerosissimi operatori più giovani. Sarebbe stato indubbiamente più opportuno porre come limite quello della nascita successiva all’entrata in vigore della Legge, per evitare eventuali speculazioni. Questo è l’unico vincolo temporale che potrebbe avere senso, non quello del bando».
«Inoltre, l’importo di concessione è determinato – a suo modo di vedere – dai costi sostenuti per i suoi addetti. Anche questo diventa troppo stringente poiché ad esempio se un operatore ha 2 dipendenti stagionali e una spesa dedicata, si ipotizzi, di 8 mila euro gli vengono concessi dai 4 ai 5 mila euro. Un sostegno del tutto insufficiente, che non tiene minimamente conto di tutte le spese di gestione, anche al netto degli investimenti, che un operatore deve realmente sostenere. Sarebbe stato più corretto valutarlo sui costi medi che un’impresa ha avuto negli anni. Ma non solo, in questo modo vengono penalizzati gli operatori senza dipendenti. Si pensi ad esempio ai B&B, che difficilmente ne hanno addetti esterni, avendo solo 6 posti letto massimo a disposizione. In questo modo vengono completamente fatte fuori tutte le imprese a conduzione familiare, cioè che non hanno dipendenti, dove vi lavorano i familiari a cui vengono regolarmente riconosciuti i contributi ma non erogato lo stipendio».