Un appello alla Regione di 34 sindache sarde per difendere il diritto alla scelta delle donne di ricorrere ad analgesia in travaglio, è partito dopo un intervento della sindaca di Villamassargia Debora Porrà ed è stato raccolto dall’artista Marta Dessì, autrice del manifesto e da più di 80 amministratori che denunciano un tema che coinvolge personale sanitario e pazienti.
Il 12 gennaio 2017 sono stati deliberati i nuovi LEA, che prevedono il parto in analgesia nei reparti di ostetricia (art.38) dando 180 giorni di tempo per organizzarli e l’indicazione di ridurre i parti cesarei al 25% (oggi al 36%) rispetto ai parti naturali. Dopo quattro anni queste disposizioni rimangono ancora lettera morta.
«Qui le donne non possono scegliere– queste le parole della Sindaca di Villamassargia, Debora Porrà – non è una battaglia solo dei cittadini del Sulcis Iglesiente ma di tutta la Sardegna per migliorare i servizi sanitari e l’integrazione ospedale-territorio. Col sostegno di tanti amministratori locali, dei sanitari e delle associazioni, mi appello ai decisori regionali, affinché mettano in campo tutte le iniziative atte a potenziare il percorso nascita».
Nel Sulcis Iglesiente, ad esempio, ma come in tante altre realtà del territorio regionale, l’assenza di questo servizio genera mobilità passiva verso le poche strutture sanitarie dove questo servizio è garantito, riducendo il già esiguo numero di parti e contribuendo al rischio di chiusura del servizio sanitario.
«Anche nell’ottica di diminuire i parti cesarei, la parto-analgesia è utile per aiutare la donna, perché l’ansia legata al fenomeno del dolore interferisce con la fisiologia del travaglio di parto– spiega dott. Gianfranco Altobelli referente scientifico dell’Odv Consultiamoci -. Per fare questo, basterebbe proporre prestazioni aggiuntive agli anestesisti sotto forma di libera professione d’équipe richiesta dall’azienda per sopperire alle carenze di organico, già previsto nel contratto di lavoro dei dipendenti della sanità pubblica».
Dalla fase preconcezionale alla gravidanza, dal parto al puerperio sono tante le azioni migliorative che incidono sulla possibilità di scelta delle donne: oltre al parto in analgesia, esistono anche altri metodi non farmacologici di controllo del dolore, che passano per il potenziamento del personale ospedaliero e dei consultori familiari, fondamentali per garantire l’informazione e la sicurezza per madre e bambino.
L’8 marzo le donne sarde chiedono alla Regione un regalo: ” che siano rispettati i nostri diritti di scelta”.