“Le scuole rimarranno ancora chiuse almeno fino all’11 gennaio, a causa della pessima gestione del Trasporto pubblico locale, saldamente in mano alle regioni dal 1977”.
L’ONLIT – Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Trasporti e Infrastrutture – guidato dal presidente Dario Balotta non ha dubbi. I trasporti sono il primo problema italiano che a cascata genera i ritardi in tutto il resto del sistema paese e ora – con la pandemia in corso tutto ciò è ancora più evidente.
“Sembra incredibile ma l’utilizzo di parte del parco fermo, che consiste in 30 mila autobus e di altrettanti autisti in cassa integrazione, non è ancora stato organizzato dai comuni e dalle loro aziende municipali per portare in sicurezza gli studenti a scuola e i pendolari al lavoro. Se la gestione sanitaria e la somministrazione del vaccino sono in ritardo nonostante i lockdown morbidi di questi mesi, anche il sistema dei trasporti pubblici non riesce ad assicurare un efficace sistema di distanziamento, mostrando scarsa flessibilità e pessima organizzazione aziendale”.
“E’ inspiegabile il motivo per cui non si utilizzino i bus privati – si chiede la ONLIT – l’uso dei bus Gran Turismo costerebbe meno della metà di quanto costino i bus pubblici. Sono anche più ecologici e puliti con 4,8 anni di età media contro i 12 anni di quelli pubblici. Neppure l’eccezionalità della situazione sanitaria ha scosso l’assetto monopolista del settore chiuso e protetto dall’ ingresso di nuove aziende sui perimetri degli affidamenti comunali e provinciali Nonostante il decreto “Cura Italia” abbia garantito gli stessi corrispettivi economici per tutto il 2019, nonostante le aziende abbiano ridotto i loro servizi, esse sostengono di non avere le risorse necessarie per potenziare i servizi”.
Le scuole hanno già ridotto e scaglionato gli ingressi riducendo i flussi anche con la didattica a distanza, anche il telelavoro ha alleggerito la domanda nelle ore di punta, nonostante ciò i trasporti pubblici alzano ancora bandiera bianca. Più di 20 anni di federalismo dei trasporti ci hanno consegnato aziende inefficienti, un continuo incremento della spesa pubblica e l’Italia saldamente prima in automobile.