270 realtà e 553 addetti. Sono questi i numeri del settore della moda in Sardegna, anche questo ampiamente penalizzato dalla chiusura dovuta alla diffusione del Covid-19. Per questo si chiedono delle strategie certe per poter ripartire ed evitare che alcuni debbano cessare definitivamente l’attività.
«La voglia di ricominciare dei nostri stilisti artigiani, di aprire i laboratori e ricominciare a creare è tanta, cosi come è tanta la volontà di mostrare l’eccellenza delle loro creazioni – ha dichiarato Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – ma tutto questo è possibile solo se ci saranno interventi straordinari per salvare le imprese del comparto: la filiera artigianale della moda non può essere spazzata via. Però, purtroppo, ci arrivano anche tante segnalazioni di imprese che stanno già facendo i conti con i mancati incassi di una stagione che temiamo non possa ripartire, causa l’azzeramento del fatturato relativo alla collezione primavera-estate e con l’annullamento di cerimonie ed eventi che pregiudicano le attività delle sartorie».
Nel corso di questi due mesi di chiusura, stando a un monitoraggio effettuato dall’associazione artigiana, molte imprese hanno avuto modo di studiare, fare aggiornamenti, scambi di idee attraverso le “comunità di settore”, progettare e implementare l’attività delle vendite online e tenere il contatto con la propria clientela attraverso i webinar.
«Tanti di loro si sono anche “reinventati” per sopravvivere per affrontare i mancati incassi, producendo mascherine e camici – ha aggiunto Matzutzi – ma la verità che è che tutte le realtà hanno nei magazzini intere collezioni invendute e, ad ora, inservibili». Altro obiettivo è quello di garantire gli stipendi e il posto di lavoro ai lavoratori. Non c’è, tuttavia, da trascurare un altro fattore: il problema psicologico.
«I consumi – ha sottolineato ancora Matzutzi – saranno più contenuti, perché le persone sono psicologicamente provate e refrattarie a spendere per acquistare capi fashion. Ricordiamoci che il fattore tempo, per un’impresa che sta annegando, è l’elemento determinante per la sua sopravvivenza». Alcune delle soluzioni, a loro modo di vedere, potrebbero l’abbassamento dei costi fiscali sulle maestranze, l’incentivazione dei consumi e la riduzione dell’imposta sul valore aggiunto per i prossimi 12 mesi.
«È molto importante ciò che sta facendo l’Ice, l’Agenzia per il Commercio estero – ha concluso il presidente – che prevede assistenza, incentivi all’export, gratuità alla partecipazione alle fiere fino al primo semestre del 2021, formazione e realizzazione di servizi alle imprese senza alcun costo. Al di la di tutto, ora più che mai sarà fondamentale farsi riconoscere ed acquistare prodotti sardi e italiani per favorire una rinascita che sia decisa e immediata».