Era il mese di novembre quando l’assessora Pili aveva manifestato forti perplessità per la condotta di ENI in merito alla cessione dell’asset clorosoda di Macchiareddu.
“Non è accettabile – aveva sostenuto la Pili – che il ministero dello Sviluppo Economico non tenga conto della posizione della Sardegna, l’unica veramente coinvolta nell’ennesimo abbandono industriale deciso fuori dai confini regionali. Un disinteresse che mette in pericolo molti lavoratori, e con loro, la salvaguardia del patrimonio tecnologico del sito, che rischia di essere condannato all’abbandono come avvenuto in altri casi in nome di quelle che l’Eni definisce ‘perdite strutturali’.
Da allora poco è cambiato. Numerose le manifestazioni silenziose e con distanziamento fatte durante la seconda ondata Covid nell’isola.
Più volte la CGIL ha tuonato quanto fossero “insufficienti e inappropriati i provvedimenti adottati dalla giunta regionale, spettatrice inerme delle decisioni ENI. E’ inaccettabile che il colosso possa disimpegnarsi rispetto alla responsabilità di assicurare una traiettoria industriale moderna ai propri impianti nell’Isola” ha sottolineato il segretario generale Cgil Sardegna Michele Carrus.
Durante il presidio di questi primi giorni di gennaio davanti ai cancelli dell’impianto del clorosoda di Macchiareddu – insieme ai lavoratori in sciopero, per scongiurare la vendita dello stabilimento e garantire la continuità produttiva – il grande assente è il presidente della giunta regionale Christian Solinas.
«A Macchiareddu, come accade da mesi a questa parte ogni volta che in Sardegna si presenta una situazione da risolvere, manca chi dovrebbe impegnarsi di più, è assente il presidente della Regione – ha commentato Massimo Zedda dei Progressisti – non è accettabile che si assista all’azione del gruppo industriale senza un impegno da parte del presidente e della Giunta a tutela degli operai che sono in sciopero e continueranno la mobilitazione anche durante la prossima settimana. Tanto più se è vero che esistono delle offerte, ma sull’operazione non c’è nessuna trasparenza».
La Cgil ha sollecitato quindi il Presidente e la Giunta regionale affinché si faccia promotrice di un confronto, insieme al Governo nazionale, con il sindacato e l’Azienda ai massimi livelli, nel quale fare il punto della situazione e definire le linee di un accordo di programma che individui i settori e gli investimenti che Eni deve realizzare in Sardegna. “La regione deve svolgere il proprio ruolo – ha detto Carrus – non limitarsi a fare da spettatrice davanti a scelte che riguardano il destino produttivo e occupazionale del territorio e di tutta la Sardegna”.
“Eni sta andando avanti speditamente nella dismissione del settore del cloro soda senza minimamente tenere conto delle prese di posizione delle istituzioni e delle preoccupazioni dei lavoratori. La cessione del ramo d’azienda tuttavia comporta il serio rischio che la tecnologia del sito venga messa in pericolo o forse spostata presso altri siti produttivi italiani, con la perdita di centinaia di posti di lavoro. Non possiamo dimenticare quanto è avvenuto nel sito ex Caffaro di Brescia, che dopo la sua acquisizione da parte di un operatore privato è stato successivamente abbandonato dallo stesso. Più o meno quanto è avvenuto in precedenza nel sito Eni di Brindisi, quando la multinazionale cedette la produzione MDI al principale concorrente DOW Chemical, con il triste epilogo della successiva chiusura della produzione. È assolutamente necessario perciò che la Regione faccia tutto quanto in suo potere per salvare il sito sardo. Sono in gioco non solo un grande numero di posti di lavoro ma anche le prospettive di filiere produttive di grandissima importanza per la Sardegna, la cui esistenza dipende dall’impianto cloro-soda Contivecchi, per non parlare delle implicazioni”, hanno commentato i consiglieri regionali Riformatori Michele Cossa e Sara Canu che si sono recati sul sito per portare la loro solidarietà a quanti sono impegnati nella difesa del posto di lavoro.
Per la Cgil il ruolo di Eni è fondamentale nello sviluppo dei settori produttivi e nella creazione di filiere tecnologicamente avanzate in tutta l’Isola, “un ruolo importante e strategico al quale non vogliamo rinunciare” – conclude il segretario Carrus – “che non si esaurisce nella cessione di asset a terzi qualsiasi né nell’adozione di ammortizzatori per gli addetti, ma richiede un confronto che coinvolga le istituzioni e le parti sociali nella loro dimensione complessiva”.