Luca Deidda, Gian Paolo Demuro, Roberto Furesi, Plinio Innocenzi, Gavino Mariotti. Cinque candidati e un unico obiettivo: ottenere la carica di Magnifico Rettore dell’Università di Sassari. A stabilirlo saranno i rappresentanti degli studenti, il personale tecnico-amministrativo e i docenti che questo pomeriggio, dalle 16.30, hanno avuto la possibilità di seguire in diretta streaming il dibattito tra i candidati. A moderare la seduta in Aula Magna era presente la giornalista de “La Nuova Sardegna” Daniela Scano, che ha messo i cinque professori davanti a sei domande riguardanti lo sviluppo futuro dell’ateneo. Gli aspiranti Rettori hanno illustrato i punti chiave dei loro programmi facendo leva sui pregi e i difetti dell’ateneo turritano.
Tutti si sono trovati d’accordo sulla volontà di investire sull’internazionalizzazione, da diversi anni fiore all’occhiello dell’ateneo sassarese. Per quanto riguarda i progetti di didattica in agenda, Gavino Mariotti, professore ordinario del dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali, ha fatto appello alla necessità di ridisegnare i corsi di laurea, per crearne di più adatti alle esigenze del mondo lavorativo e del territorio.
Il prorettore uscente, Luca Deidda, parlando di didattica ha messo in luce l’idea di garantire un doppio titolo per determinati corsi di laurea, valido sia in Italia che all’estero. Roberto Furesi, ordinario del dipartimento di Agraria ha segnato in agenda un’offerta formativa maggiormente completa, creando più corsi di laurea magistrale a sostegno dei percorsi triennali. Quello che succede al giorno d’oggi, infatti, è che gran parte degli studenti, dopo aver conseguito la laurea triennale, siano costretti ad abbandonare l’ateneo turritano e trasferirsi altrove, completando gli studi in un altra Università. Molti percorsi accademici sono sprovvisti di lauree magistrali specialistiche oppure se ci sono risultano spoglie e povere di contenuto.
Gian Paolo Demuro, invece, ha puntato sui numeri di chi si è iscritto quest’anno a Uniss. Un bilancio positivo che però ha bisogno di sostegni finanziari. L’ex direttore del dipartimento di Giurisprudenza ha citato in proposito il caso Lombardia, in cui la Regione ha messo a disposizione degli atenei 1 milione di euro, per potenziare la didattica mista in un periodo talmente delicato. E su questo punto spinge anche Plinio Innocenzi, quinto candidato, professore del dipartimento di Chimica e Farmacia. Secondo lui i 58 corsi di laurea attualmente attivi sono troppi e andrebbero sfoltiti. In questo caso vince il detto “meglio pochi ma buoni”.
Tutti e cinque i candidati hanno concordato su alcuni punti cardine, come la volontà di creare sempre più interazione e integrazione con il territorio e guardare alla didattica a distanza non come un piano B emergenziale ma come una risorsa. Come ha sottolineato prof. Mariotti: <<Bisognerebbe dare la possibilità a tutti gli studenti, specialmente chi ha disabilità e chi per motivi economici non può sostentarsi in città, di seguire le lezioni interamente online e avere così libero accesso alla formazione universitaria>>.
Lasciando il tema prettamente didattico, ce n’è un altro che è stato caldo oggetto di discussione: la ricerca. Tallone d’Achille della nostra Università, la ricerca è sempre stata vittima di pochi investimenti, lasciando ai ricercatori, professionisti del settore, un pugno di mosche in mano, con borse di studio misere e contratti precari. Sugli aspetti monetari i candidati non hanno detto gran che. Si sono piuttosto soffermati sulla necessità di disporre strumenti e infrastrutture in più, utili ai progetti e creare la figura di un coordinatore dei gruppi di ricerca di tutti i dipartimenti.
Infine, altro tasto dolente: quello del personale tecnico-amministrativo. Meno dipendenti ma stesso carico di lavoro. Uffici disorganizzati, mancanza di ricambio generazionale. Punti critici citati dai cinque professori. Ognuno a suo modo ha enfatizzato l’importanza di adeguare il carico di lavoro, assumere personale tecnico da laboratorio, formare in maniera continuativa i dipendenti, garantire loro ascolto. Plinio Innocenzi tra i suoi punti ha messo l’accento sul desiderio di creare degli asili per i figli dei dipendenti e garantire loro l’iscrizione gratuita all’Università. Mentre Furesi, dal canto suo, rilancia e vorrebbe che proprio il personale tecnico-amministrativo possa incidere non con il 10% ma con il 30% sulle elezioni rettorali.
Infine i candidati hanno mandato un messaggio ai giovani, che tra Covid e aspettative future, nuotano tra un mare burrascoso di speranze. La parola ora passa ai votanti, che il 3 novembre, avranno in mano le redini del futuro dell’ateneo. Chi vincerà la cattedra più ambita?
https://www.uniss.it/ateneo/organizzazione/amministrazione/elezioni-ateneo/elezioni-la-nomina-del-rettore