Prosegue a grandi passi il viaggio della Sardegna verso l’UNESCO. Una scommessa inzialmente vista come impossibile ma che giorno dopo giorno ha fatto accendere una fiammella in ogni sardo che si riconosce nel proprio patrimonio storico-archeologico e ha deciso di difenderlo e promuoverlo con entusiasmo. E in questo viaggio settimana dopo settimana coloro che hanno sposato la causa Sardegna verso l’Unesco aumentano. Dal singolo gruppo dei Riformatori sardi in consiglio si è passati all’interno consiglio regionale con tutti e sessanta onorevoli, a più di 340 consigli comunali che con apposita delibera hanno sottoscritto il proprio patrocinio all’iniziativa, si sono poi aggiunti scienziati e ricercatori e questa mattina è stata la volta degli atenei sardi.
La rettrice dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo e il rettore Gavino Mariotti dell’Università di Sassari e il rispettivo corpo docenti, scendono in campo a sostegno dell’iniziativa volta al riconoscimento della rete dei nuraghi quale patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco e hanno esposto le loro argomentazioni nella conferenza stampa introdotta dal presidente dell’associazione ‘Sardegna verso l’Unesco’ Michele Cossa.
“Siamo vicini a una data che riteniamo possa segnare il punto di svolta nelle politiche future dell’Isola – spiega Cossa – Il 31 marzo, quando l’Unesco deciderà, verrà scritta una nuova pagina di Storia, legata alle nostre origini e alla nostra cultura ed espressione dell’unicità che rappresentiamo come popolo nel mondo. Abbiamo la possibilità di immaginare un futuro diverso – continua il presidente dell’associazione – che partendo dal nostro patrimonio storico-culturale riesca a tutelare l’identità sarda (di cui i nuraghi sono espressione) integrandola in quelle che saranno le future linee di sviluppo dell’Isola. La candidatura della rete dei nuraghi – conclude Cossa – va intesa come occasione per combattere problemi atavici quali l’isolamento e lo spopolamento dei territori e creare i presupposti per una crescita economica duratura, che garantisca autosufficienza alla Sardegna. Il sostegno del mondo accademico rappresenta un formidabile aiuto in un percorso che mira a far uscire la nostra Isola dal cono d’ombra dentro il quale sembra inspiegabilmente essere condannata per farla conoscere finalmente al mondo intero. Con tutte le implicazioni che questo ha sul piano dell’incremento della ricerca scientifica, della maturazione sociale e della crescita economica della nostra Isola”.
“L’ateneo cagliaritano – ha spiegato nel suo intervento la rettrice Maria del Zompo di Unica – ha sottoscritto e sottolineato il valore e l’importanza del progetto. L’immenso patrimonio storico-archeologico della Sardegna è ricchissimo (centinaia di cavità naturali a valenza abitativa, cultuale e funeraria; oltre tremilacinquecento ipogei artificiali a domus de janas; un migliaio di monumenti megalitici tra dolmen e menhir; più di ottomila tra nuraghi, templi a pozzo e tombe di giganti; centinaia tra centri urbani e cultuali di età punico-romana, castelli, villaggi, centri religiosi e monumenti medievali e post-medievali) ed è necessario salvaguardarlo ma partendo dalla sua valenza scientifica. Ecco perchè – prosegue la rettrice – è necessario e urgente rinforzare i ranghi dei ricercatori, dare linfa agli atenei per implementare la ricerca e collaborare con i privati per creare siti turistici fruibili, veri e propri musei a cielo aperto che generino economia”.
Il rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti ha sottolineato che “l’ Università ha il dovere di essere di supporto al territorio sotto il profilo scientifico e sociale, sostenendo le iniziative come questa, funzionali alla crescita e allo sviluppo del sistema Sardegna. Oggi sentiamo che si sta pensando di portare le scorie nucleari in Sardegna, ma noi abbiamo bisogno di difendere l’ambiente e le peculiarità identitarie della nostra Isola che ha un patrimonio archeologico ricchissimo. So che non è un cammino semplice quello del riconoscimento Unesco, ma le università sono a completa disposizione”.
Per l’Università di Sassari è intervenuta alla conferenza stampa anche la professoressa Anna Depalmas, archeologa, componente del comitato scientifico dell’associazione “Sardegna verso l’Unesco”. “Questa è un’opportunità per mettere a sistema tutti i dati raccolti nel tempo dall’Università di Sassari attraverso le tesi di laurea e gli studi dei nostri studenti e ricercatori, perseguendo la finalità della conoscenza, nostra missione primaria, in questo campo in cui si è già tanto operato, lasciando certamente molte lacune, che solo le nuove ricerche possono colmare – ha dichiarato Anna Depalmas –
Per fare questo occorrono risorse che consentano ai giovani archeologi formati dalle nostre università di completare le indagini territoriali e di procedere con le ricerche di scavo e di redazione dei repertori per fare sì che si giunga finalmente anche alla definizione dell’entità numerica e alla classificazione tipologica dei nuraghi sardi, opera auspicata e intrapresa all’alba dell’Unità d’Italia e non ancora portata a compimento”.
“L’interesse di UniCa per la protostoria è ben conosciuta, e ha antiche radici – ha detto Riccardo Cicilloni, docente di Preistoria e Protostoria all’Università di Cagliari – Uniamo le varie missioni, dalla ricerca alla didattica. Tanti studenti si formano negli scavi che seguiamo, conoscendo dal vivo questa civiltà importantissima per tutto il Mediterraneo. Una serie di nostre iniziative parlano di ‘archeologia pubblica’, tipiche di un Ateneo che si apre e mette a disposizione del grande pubblico le conoscenze che man mano si consolidano”.