Era il 25 maggio del 2018. Una notizia che gli appassionati di cultura e lingua sarda non avrebbero mai voluto ricevere. È morto Paolo Pillonca. Sono passati due anni, ma il suo ricordo è sempre vivo nel cuore di chi lo ha conosciuto e di chi ha avuto modo di apprezzarlo per il suo grande lavoro di studioso della sua isola. Lui che ha dedicato tutta la sua vita alla Sardegna, lui che ha fatto della diffusione del sardo un’autentica ragione di vita, lui, un figlio di Sardegna, che vide la luce l’8 ottobre del 1942 a Osilo, paese a pochi passi di Sassari dove amava ritornare spesso e volentieri.
Ma un luogo a lui molto caro è stato sicuramente Seui, paese della moglie e dove è rimasto sino al 1979. In quell’anno l’Unione Sarda lo chiama per dirigere la redazione nuorese. Incarico che ricopri sino al 1988 quando diventò direttore dell’Ufficio Stampa della Presidenza della Giunta Regionale. Mansione che mantenne fino al 2000. Nonostante i suoi tanti impegni, suddivisi tra insegnamento e giornalismo, non trascurò mai di dedicare una parte del suo tempo alla diffusione della cultura sarda. Un altro suo grande amore sono state le gare poetiche, che ebbe modo di seguire in ogni angolo dell’isola: dalla Barbagia al Mandrolisai, dal Campidano di Cagliari all’Ogliastra.
È stato anche presidente di giuria in vari premi di poesia. Da qui il legame con i tanti poeti estemporanei allora in voga, uno su tutti Raimondo “Remundu” Piras di Villanova Monteleone. Senza trascurare, tuttavia, altri grandi dell’epoca: Peppe Sozu di Bonorva, Mario “Marieddu” Masala di Silanus, Francesco, “Compare Frantziscu” Mura, solo per citarne alcuni. È stato anche il fondatore della rivista Làcanas, ora diretta dal figlio Piersandro, e il paroliere, tra gli altri, del cantante Piero Marras, del tenore Santa Sarbana di Silanus, e di Franco Madau.
Un’eredità difficile da raccogliere, quella di Paolo Pillonca. La speranza è quella che quello che lui ha lasciato, quello che lui ha scritto, quello che lui ha tramandato, non vada perso.