Per il secondo anno consecutivo Olbia si appresta a celebrare il suo Patrono in silenzio. Sa “festa manna de mesu maju”, ancora una volta è stata spogliata delle sue vesti pagane ma non rinuncia ai rituali religiosi, celebrati in forma ridotta come osservanza delle disposizioni di contenimento del covid.
I festeggiamenti in onore di San Simplicio Vescovo martire ricadono sempre il 15 di maggio, proprio in ricordo della data del suo martirio avvenuta nell’anno 304 D.C. . Da sempre – come riportato nel sito del Comitato cittadino – costituiscono un appuntamento profondamente sentito dai cittadini di Olbia e della Gallura intera. La devozione nei confronti del Patrono martire si estrinseca nella partecipazione dei fedeli, nel periodo che precede i festeggiamenti, alla novena presso la Basilica intitolata al Santo, il monumento religioso più antico di tutta la Gallura.
Fino a due anni fa il momento centrale dei Festeggiamenti coincideva con l’inizio della stagione turistica. Sotto questo profilo l’appuntamento che si perpetuava per un’intera settimana acquisiva un’importanza strategica in quanto era in grado di attrarre in città un notevole flusso turistico. Il Comitato, con l’apporto degli Enti competenti e delle associazioni presenti nel territorio, ha sempre cercato di promuovere iniziative concrete tese a favorire l’afflusso di turisti, come le rassegne folkloristiche, quelle ippiche, la valorizzazione dei prodotti eno-gastronomici della città e le visite guidate nei siti archeologici del territorio Olbiese.
Tutti in città aspettavano la festa di “Santu Semprie”, in prima fila gli olbiesi doc che hanno la tradizione di quest’evento nel loro DNA, ma anche chi ha scelto Olbia come domicilio di lavoro o come residenza per crescere la famiglia.
La festa, oltre alle celebrazioni religiose, aveva un bel giro d’affari anche a livello economico. Un gran numero di venditori ambulanti proponevano oggettistica, artigianato, giocattoli e prodotti della tradizione dolciaria isolana. Le postazioni dei cosidetti ”arrostitori”, che preparavano gustosi panini in un labirinto di fumo, è una delle cose belle della festa che mancherà, soprattutto a chi in quella settimana ritrovava una fonte di reddito importante.
Per i ragazzi e le famiglie con bambini un altro momento conviviale importante era il pomeriggio o i pomeriggi “alle giostre”, un parco divertimenti un po’ rusticano che nella sua semplicità divertiva grandi e piccini.
Tutto questo e molto altro era la festa del Patrono, un momento di aggregazione senza limiti che riempiva di gioia la città. La pandemia ha spazzato via tutto senza che le persone potessero apporre troppe obiezioni. Si chiede la grazia al Santo Martire affinchè tutto finisca al più presto e la città possa rinascere.