Il 12 luglio 1898, sulle pagine de “L’Unione Sarda”, si legge uno strano annuncio: “Il 13 corrente inizierà le sue pubblicazioni un nuovo periodico “La Donna Sarda”, diretto dalla Signora Maria Manca. E’ scritto unicamente da signore e signorine e noi siamo certi che, compilato con intendimenti seri e onesti, troverà accoglienza nelle vostre famiglie”.
Maria Manca Colombo compie un atto coraggioso, al limite, rivoluzionario: dà alle stampe il primo vero giornale sardo al femminile. Tutte le copie sono vendute in pochi giorni – costo 20 centesimi – ed è necessaria una seconda ristampa. Un’iniziativa editoriale che sfida stereotipi e luoghi comuni, che parla alle donne, anche a quelle che non sono mai uscite dal proprio paesino.
Di Maria Manca, unica campionessa del mondo giornalistico femminile sardo, non si hanno notizie certe. Nasce a Torino nel 1851; giovanissima si trasferisce nell’Isola, sposa Cesare Manca, un giovane cagliaritano impiegato nella costruzione del tratto ferroviario Mandas-Nurri. E’ proprio a Nurri, piccolo paese del Sarcidano, che nascono i suoi interessi socio/culturali, principalmente rivolti alla questione femminile, che si incanaleranno poi sulle pagine del suo giornale.
Scrittrice e giornalista, intraprende una missione educativa in una Cagliari conservatrice in un’epoca ancora ostile alle donne. Le donne allora non avevano diritto al voto, erano escluse dalle cariche amministrative e dell’istruzione. La pioniera dell’editoria femminile si rivolgeva proprio a loro, dando voce ad un movimento di pensiero che stava nascendo in Sardegna in quegli anni. “Vengo a voi come una buona amica e non con la pretesa di dettarvi la morale”, scriveva Maria il 15 luglio 1898.
“Il periodico mensile femminile”, sponsorizzato da “L’Unione Sarda” viene diffuso anche a Palermo, Firenze, Milano e Torino e ospita nomi illustri della cultura. Scrittrici come Grazia Deledda, emblema della donna culturalmente impegnata e la storica femminista Anna Maria Mozzoni. Collaborazioni e interventi utili a sensibilizzare le donne sarde sulle questioni femminili, sui diritti negati che non avevano mai pensato di poter rivendicare e che delineavano un primitivo femminismo.
Fu proprio per l’accusa di “femminismo” e la volontà di non schierarsi politicamente che l’impegno di Maria nel sociale, come direttrice del primo periodico sardo femminile, ebbe vita breve. Viene destituita dal ruolo di direttrice de “La Donna Sarda” che nel 1901 cambia definitivamente veste e modifica radicalmente i contenuti. E’ la fine del sogno di una giornalista coraggiosa e del suo giornale.
Di Maria si perdono le tracce, non il frutto del suo entusiasmo: il fermento femminile di signore che, grazie al suo impegno, sono diventate donne.
“La Donna Sarda” riemerge on-line dopo un secolo di letargo nel giugno del 2014 per volontà di Francesca Colombu. Con nove collaboratrici racconta storie di donne famose e non. Tanti articoli, interviste, approfondimenti dedicando tempo, energia e passione. Tanti progetti da portare avanti con attenzione, curiosità ed entusiasmo. Ma le idee non bastano, ci vogliono anche dei fondi e Francesca li ha finiti. Purtroppo nessun editore si innamora del progetto e della passione con cui è nato e nel settembre del 2017 chiude “La Donna Sarda on-line”, voce femminile dell’isola.
Sono molte le donne a sperare che non sia per sempre!