Oggi vi portiamo nella cittadina di San Sperate, nel sud della Sardegna, a due passi da Cagliari.
Un paese dai mille volti, fatto di antiche tradizioni, dalla cultura variegata e ricco di antichissimi reperti storici e culturali.
Le innumerevoli opere d’arte che popolano le pareti delle case, sparse qua e là per le strade, gli hanno fatto guadagnare il titolo di paese museo.
Ma la finestra sull’isola oggi si apre sull’antichità di San Sperate e sui reperti storici che qui sono stati trovati.
Questo paese infatti ha restituito numerose testimonianze dell’età del bronzo, dell’epoca nuragica, punica e romana. Secondo gli studi compiuti, infatti, siamo a conoscenza di insediamenti umani risalenti al XVIII secolo avanti Cristo.
Degli oggetti ritrovati appartenenti all’epoca del bronzo, abbiamo vari manufatti, diversi arnesi, strumenti idrici e oggetti votivi per le celebrazioni religiose. Vi sono inoltre i resti di un nuraghe.
Di fondamentale importanza, però, è il modellino di nuraghe ritrovato fuori dal centro abitato. Questo meraviglioso altare, scolpito con grande perizia e realizzato in pietra, è databile intorno al IX – VIII secolo avanti Cristo.
La sua importanza è data dal fatto che fu il primo esempio documentato di un modello di nuraghe ed è stato fondamentale in quanto, anche grazie a questo modello gli archeologi son stati in grado di realizzare una dettagliata ricostruzione di come dovevano apparire i nuraghi quando furono costruiti.
Un ulteriore ritrovamento fondamentale a San Sperate fu la famosissima maschera ghignante (vedi foto).
Datata all’epoca della dominazione punica, avvenuta tra il quarto e il terzo secolo avanti Cristo, questa maschera è divenuta simbolo del paese di San Sperate, al punto tale da ritrovarla oggetto di alcuni murales davanti al Comune.
Secondo alcuni studi, questa maschera, che presenta un’espressione distorta con un sorriso forzato, veniva posta sul volto dei defunti per spaventare e di conseguenza allontanare le forze maligne. Secondo un’altra teoria, invece, veniva indossata dal figlio mentre ammazzava il padre, ormai anziano. Per non mostrare, quindi, la sua sofferenza durante l’atto nascondeva il suo volto con la maschera che mostrava un sorriso (ghignante appunto). Da qui, si dice venga il modo di dire riso sardonico: la capacità, cioè, di sorridere e fare buon viso a cattivo gioco.
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