Oggi 16 maggio ricorre la 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. C’è un invito molto significativo nel vangelo di Giovanni: “Vieni e Vedi” Gv. 1,46. Con questo riferimento si apre il messaggio di Papa Francesco pronunciato il 23 gennaio 2021 nella vigilia liturgica della Memoria di San Francesco di Sales, patrono di giornalisti e comunicatori e scritto per la 55ma giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali. L’invito di quest’anno è quello di non fermarsi alla mera presunzione del sapere già, dell’essere già informati, ma di andare a vedere, di comunicare con le persone e scambiare così informazioni: toccare con mano la realtà e creare una comunicazione sincera, priva di malizia o faziosità.
Durante un anno flagellato dalla pandemia, in cui è una costante il distanziamento sociale, l’invito del Papa arriva come un messaggio di speranza che invita a guardare al futuro, un futuro privo di barriere e distanze, in cui la comunicazione sarà ancora più incisiva. Il messaggio del Santo Padre però è anche finemente intessuto di attenzioni, di remainder che fanno riflettere su quanto sia importante, per una comunicazione efficace, l’incontro e il confronto: non serve raccontare la realtà da dietro una scrivania, scrivendo su uno schermo bianco, non conoscendo il sapore e il colore della realtà. Solo con lo scambio di opinioni, con la vita in comunità, con l’esperienza diretta si può davvero raccontare la vita e la storia che viviamo.
Dopotutto anche il Vangelo è esempio attento e ricco di cronaca: Giovanni è il testimone diretto della vita di Gesù e spesso tra le sue pagine si possono trovare delle spie che svelano il suo essere lì, il suo aver visto e quindi aver tramandato fatti ai quali ha assistito e che ha vissuto in prima persona.
Francesco si rivolge poi ai comunicatori per eccellenza, ai giornalisti, che hanno il compito di informare sui fatti, di esercitare la comunicazione, non rimanendo mai fermi, guidati da una curiosità naturale. “Dobbiamo dire grazie al coraggio e all’impegno di tanti professionisti – giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi – se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo- si legge nel messaggio del Santo Padre-; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate. Sarebbe una perdita non solo per l’informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità.” Il coraggio di continuare l’opera di informazione nonostante i rischi anche durante la pandemia, continuando a rimanere in prima linea a raccontare realtà, spesso scomode: non si può solo parlare delle vittorie, ma si deve fare quell’azione che il Papa chiama di doppia contabilità: per quanti successi l’occidente sta facendo con la somministrazione dei vaccini, si deve tener conto e parlare anche di tutte quelle terre, più fragili, che ancora non hanno una distribuzione a tappeto e sistematizzata dei farmaci.
Nel mondo di internet, nel mare magnum delle informazioni che travolgono senza sosta, senza orario e senza filtri, il Pontefice ricorda ed evidenzia i vantaggi della realtà social, in cui tutti possono potenzialmente essere connessi e che consente a tutti di essere testimoni di fatti che i media tradizionali potrebbero anche ignorare. Il web offre la possibilità di sovvertire e rivedere le priorità e i canoni di ciò che è importante e merita di essere raccontato, ma è anche, precisa il Papa, uno strumento che può essere usato in modo sbagliato, ma non deve venir demonizzato.
Nulla può però sostituire il calore e l’esperienza dell’incontro, della testimonianza attiva che deriva dal vedere con i propri occhi, di raccontare con la propria voce e di ascoltare la voce di altre persone senza filtri, senza intermediari, per il solo gusto e il piacere di comunicare. “Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce,-continua Papa Francesco– con i gesti. La forte attrattiva di Gesù su chi lo incontrava dipendeva dalla verità della sua predicazione, ma l’efficacia di ciò che diceva era inscindibile dal suo sguardo, dai suoi atteggiamenti e persino dai suoi silenzi. I discepoli non solamente ascoltavano le sue parole, lo guardavano parlare. Infatti in Lui – il Logos incarnato – la Parola si è fatta Volto, il Dio invisibile si è lasciato vedere, sentire e toccare, come scrive lo stesso Giovanni (cfr 1 Gv 1,1-3). La parola è efficace solo se si “vede”, solo se ti coinvolge in un’esperienza, in un dialogo. Per questo motivo il “vieni e vedi” era ed è essenziale.“