Sono molte le donne sarde che meritano un posto di rilievo nella storia per la loro intraprendenza, coraggio e intelligenza. Solo a poche tuttavia è riservata la giusta attenzione; sono invece tante, alcune dimenticate, quelle che hanno dato prova di determinazione, impegno, creatività e lungimiranza e che hanno lasciato un’eredità preziosa per le future generazioni.
Francesca Sanna Sulis, nasce a Muravera nel sud Sardegna nel 1716 da una famiglia benestante. Donna forte e determinata, riuscì a raggiungere traguardi impensabili per una donna del 700.
Con una grande passione per le stoffe e per gli abiti, crea una sua moda e produce lei stessa la seta per le sue creazioni. Promuove, fra Muravera e Cagliari, l’attività delle piantagioni di gelso e dell’allevamento dei bachi da seta già praticata in Sardegna nel medioevo e che in quel tempo fa invidia a tutta Italia. La sua seta valica il mare – ben sei navi cariche del prezioso tessuto salpano per Genova per raggiungere a Milano il conte comasco Giorgio Giulini – dove nel 1748 si svolge la prima sfilata di moda che vede le creazioni di seta di Donna Francesca in prima fila. La signora dei gelsi ha creato l’Alta Moda! Veste dame e principesse di casa Savoia e Caterina di Russia – il ritratto della zarina con un vestito di Donna Francesca è ospitato all’Hermitage di San Pietroburgo. Inventa un copricapo in broccato “su cambusciu” che ancora è parte del costume tradizionale del Campidano e di quello più noto di Desulo.
Una vita straordinaria quella di Francesca, degna di essere conosciuta perché all’epoca compie una piccola grande rivoluzione creando lavoro non solo per uomini, ma anche per le donne.
Occupa circa settecento persone fra cui molte donne. Sostenere un’attività imprenditoriale significa per lei insegnare il mestiere alle ragazze, salvarle dalla povertà, ma soprattutto emanciparle dalla dipendenza economica. Concetto di straordinaria modernità, considerati i tempi. Trasforma magazzini delle tenute di famiglia in laboratori e scuole professionali dove centinaia di ragazze apprendono l’arte della filatura, della tessitura, della sartoria e perfino nozioni di botanica. A fine corso ricevono in dono un telaio da usare anche da coniugate per continuare a lavorare ed emanciparsi economicamente dal proprio marito.
Nel 1779 donna Francesca produce ed esporta nel mondo seta di qualità superiore. Probabilmente il segreto del pregio risiede nel clima favorevole del mese della schiusa dei semi, fra il 20 e il 25 marzo – altrove avviene un mese più tardi. Questo è dovuto ai venti caldi africani che si fanno sentire già da fine febbraio su tutto il litorale cagliaritano.
Imprenditrice dalle idee vivaci e dalla capacità di concretizzare progetti importanti per l’epoca, non solo è in grado di stare al passo con gli uomini del suo settore, ma si sente libera di esprimersi, mai sottoposta a prevaricazioni.
Con la sua vita Donna Francesca ci dona esempi di umanità e di etica professionale, amore per la sua terra, la sua cultura, la sua gente, le sue donne. Un amore che riesce a coniugare con ideali di emancipazione, di innovazione, di creatività e di comprensione del valore del lavoro. Un’eredità di conoscenze e di sapere che le giovani generazioni possono ancora raccogliere: il coraggio di essere imprenditori in Sardegna puntando su artigianato e agricoltura e l’istruzione necessaria per sperimentare un modo di vivere più giusto, in cui la condizione femminile e quella lavorativa, attraverso i servizi, la formazione e la solidarietà non siano conflittuali ma armonici. La sua storia custodisce un esempio di vita, un’eredità di valori e conoscenze, una speranza di cambiare in meglio la società partendo da una sua parte fondamentale: le donne.
L’impegno di Donna Francesca va oltre la sua vita terrena che termina a 94 anni nel 1810. Destina tutta la sua seta, gli abiti e parte dei suoi possedimenti ai poveri di Muravera e Quartucciu, alle numerose donne senza marito per la loro liberazione dalla schiavitù di dover dipendere dalla famiglia e di doversi sposare per garantirsi un futuro, passando così da una dipendenza all’altra. Convinta sostenitrice che la cultura rende liberi, decide di devolvere parte dei suoi averi all’istruzione dei meno abbienti, a premi per i più meritevoli e all’acquisto di vestiti per bambini che non frequentano la scuola primaria per mancanza di abiti adatti.
La sua impresa finisce con lei. Frutteti al posto delle piantagioni di gelsi e in poco tempo tutto ciò che Donna Francesca aveva tenacemente e abilmente costruito svanisce nel nulla.
Francesca Sanna Sulis, la signora dei gelsi, dimenticata per due secoli, rivive nel 2006 nell’opera bibliografica dello scrittore e giornalista Lucio Spiga, nella pièce teatrale a lei dedicata dell’Associazione “Riprendiamoci la Sardegna” del 2015, nel romanzo di Ada Lai del 2016 “La straordinaria storia di Francesca Sanna Sulis, donna di Sardegna” e in un episodio di Morgana di Michela Murgia. Muravera, inoltre, ha dedicato alla sua illustre figlia, il MIF – Museo dell’Imprenditoria Femminile – intitolato a Donna Francesca che ha come obiettivo il recupero dei mestieri antichi.