Oggi, 25 novembre 2020, dopo 21 anni di lotte e di impegno, l’attenzione è ancora necessariamente rivolta all’eliminazione della violenza contro le donne. E’ il momento di cambiare passo, di invertire la marcia.
La violenza contro le donne è un fenomeno drammatico. Necessario e urgente un cambiamento culturale.
I dati di Action Aid segnalano, dal 9 marzo al 6 giugno 2020, un aumento delle richieste di aiuto al 1522 del 119,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per un totale di oltre 15.000 chiamate.
Nello stesso periodo sono state uccise 44 donne in ambito familiare: 1 donna ogni 48 ore è stata uccisa in Italia in ragione del proprio essere. Il numero degli omicidi diminuisce, quello dei femminicidi è in aumento e rappresenta il 49% del totale. Si registrano in tutte le regioni senza distinzione di ceto sociale e livello d’istruzione.
La Sardegna è al secondo posto in Italia per numero di femminicidi.
Dati allarmanti raggiunti nel periodo del lockdown ma che non mostrano una tendenza a diminuire. La cultura dello stupro, i femminicidi, le molestie e lo stalking hanno purtroppo beneficiato del periodo di quarantena forzata. Dietro le finestre, si sono consumate violenze silenziose di cui difficilmente si poteva parlare all’esterno per la permanenza in casa di entrambi i coniugi e dei figli. La violenza contro le donne è generata dalla cultura del possesso e del dominio che nega alle donne i loro diritti, lo status di persone. L’autonomia raggiunta faticosamente dalle donne ha messo in crisi il ruolo del maschio, è vista come una minaccia alla sua identità, è fonte di frustrazione.
La violenza è un tentativo di restaurazione dei propri ruoli messi in discussione. L’abbattimento del patriarcato non è certo una mortificazione per l’uomo ma significa riportare l’ago della bilancia al centro, significa superare gli stereotipi di genere, i pregiudizi che impediscono alle donne di realizzarsi per quello che valgono e raggiungere la parità di diritti. La società tutta è tenuta ad impegnarsi per un cambiamento culturale, essere un’unica mano tesa alle donne per uscire dalla violenza. Da sole non possono farcela e la violenza tende ad isolare le vittime, si nutre di silenzi e solitudini. Secondo i dati ISTAT, più del 30% delle donne che chiede aiuto al 1522 non aveva parlato con nessuno della violenza subita o in corso. Silenzio per difendere i figli, silenzio per timore di ritorsioni, silenzio per non esporsi al pubblico ludibrio.
La rete straordinaria che oggi sostiene le donne nel percorso per uscire dalla violenza, – le associazioni, i centri di ascolto, i centri antiviolenza, le case rifugio -, il mondo della scuola, della cultura, dello sport, le istituzioni, le forze dell’ordine riusciranno, con un importante impegno comune, a favorire l’urgente, necessario cambiamento culturale.