Sassari, la città dei patrimoni edili abbandonati. Ebbene sì, sono numerosi gli edifici vuoti che tappezzano la città. Senza presente, senza futuro, ma con un passato. Ormai sgretolato. Strutture lasciate a se stesse, prive di un’identità, prive di una destinazione utile. Spesso si trasformano in vere e proprie discariche a cielo aperto, usurate dal tempo, dagli agenti atmosferici e dall’incuranza cittadina. Splendide opere del passato che anziché essere salvaguardate e riutilizzate sono ora senza nome, spogliate di tutto, nude di fronte agli sguardi indifferenti della gente.
Partiamo oggi col parlare delle ex concerie Costa. Un’immensa struttura edile che si trova in via Predda Niedda, poco prima delle gallerie che collegano il centro di Sassari alla periferia industriale. L’edificio si protrae anche nel lato di via Padre Zirano, prima della stazione degli autobus. Fermo, immobile, abbandonato, morto. Invaso da piante ed erbacce, oggetti di ogni genere, immondizia. Dentro i locali si intravede una condizione analoga, rifiuti ovunque. Un decadimento urbano che si trova in un punto strategico della città, esattamente di fronte alla chiesa di Santa Maria. Nell’incrocio tra il cuore storico della città e le sue arterie industriali.
La storia delle concerie è ultra centenaria. Dobbiamo scavare fino al 1850, anno in cui vennero costruite dalla famiglia francese Vielà, arrivata a Sassari direttamente da Montpellier. L’attività poi venne ceduta ai Costa che la portarono avanti fino alla Seconda Guerra Mondiale. In seguito ci furono diversi cambiamenti. I locali passarono tra le mani di più imprenditori, ognuno con una produzione diversa. Prima il grossista di alimentari Enrico Enrichetto, poi Pino Mura con il suo mobilificio, risalente agli anni ’70. Poco dopo, negli anni ’80, ci fu un disastroso incendio che distrusse e mise fine alla vita dello stabilimento.
Un percorso produttivo di oltre un secolo dissolto nel nulla. Lasciato tra il buio e i silenzi dell’amministrazione comunale che non si è movimentata per il ripristino dell’area. Eppure le ex concerie fanno parte del Piano Urbanistico Comunale. Già nel PUC di ottobre 2014 si nota il progetto norma, in cui viene specificata la volontà di intervenire e conservare l’impianto architettonico originario. Opere di restauro che possano salvaguardare gli organismi edilizi nella loro integrità. Tutte parole messe per iscritto che non si sono mai trasformate in fatti concreti. Nel 2017 sulla questione si era espresso anche il consigliere comunale Alivesi, che aveva attaccato l’ex sindaco Nicola Sanna per non essere mai intervenuto. Nel frattempo gli anni son trascorsi, le amministrazioni sono cambiate, ma le ex concerie restano sempre là, avvolte dall’indifferenza.