Il liceo “Marconi” di Sassari, una delle scuole simbolo della città e punto di riferimento per i giovani sassaresi, per decenni ha dovuto convivere con una bestia nera: l’amianto, materiale con cui in parte è stata costruita la struttura di via Solari. Una situazione delicata che ha costretto l’amministrazione provinciale, che detiene la proprietà, a intervenire per porre rimedio. Il 16 marzo 2020 è arrivata la decisione definitiva che ha segnato la chiusura dei battenti. La scuola è stata trasferita non molto lontano, in via Donizetti, nell’ex istituto tecnico per geometri “Devilla”. Ma perché la Provincia ha deciso di chiudere lo stabile di via Solari solo nel 2020? Come sono stati condotti i lavori di messa in sicurezza dell’amianto nel corso dello scorso decennio? Per rispondere a queste e altre domande noi di Corriere Sardo ci siamo rivolti a chi ha vissuto in prima persona questa realtà: i professori che hanno insegnato nel liceo “Marconi” e la rappresentanza provinciale. Testimonianze che ci hanno permesso di ricostruire il lungo percorso di bonifica di materiali potenzialmente tossici.
Il progetto – Bisogna tornare indietro nel tempo fino al 2010, quando la Provincia ha iniziato a smuovere le acque per avviare un intervento risolutorio. Il 6 maggio di quell’anno è stato approvato il progetto preliminare per la bonifica dell’amianto nell’edificio di via Solari. Qualche mese più tardi, il 16 novembre 2010, si è passati all’approvazione del progetto esecutivo e alla successiva emissione del bando. I fondi da cui attingere erano quelli del P.O. F.E.S.R. (Programma Operativo per l’intervento comunitario del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) 2007-2013. Il bando di gara è chiaro al riguardo, sia sui costi che sulle modalità d’intervento. L’importo complessivo di appalto ammontava a 332.411,35 euro, oneri di sicurezza annessi, per un finanziamento totale pari a 429.436,90 euro. Considerata l’impossibilità di radere al suolo la scuola per mancanza di finanziamenti e di strutture dove trasferire gli studenti, la Provincia ha optato per l’incapsulamento delle lastre di amianto. Una procedura condotta da aziende specializzate che consiste nel rivestire le pareti con una vernice “speciale”. Nel caso del liceo “Marconi” sono stati incapsulati i pannelli di tamponatura esterni, quelli perimetrali alla palestra e quelli della casa del custode in cui le tracce di amianto erano presenti rispettivamente al 9%, 8,4% e 5,3%. Un lavoro, secondo la gara d’appalto, da svolgere in 90 giorni e con una garanzia di cinque anni.

I lavori – Il bando indetto dagli organi della Provincia è stato approvato il 31 gennaio 2011, il termine di presentazione dell’offerta fissato per il 7 marzo 2011 e l’apertura dei plichi il giorno seguente, l’8 marzo. Come anticipato le previsioni dei lavori erano di 90 giorni. Un’agenda serrata suddivisa in tre fasi: dal 4 al 10 aprile allestimento del cantiere, dall’11 aprile al 30 giugno bonifica e dal 1 al 3 luglio rimozione del cantiere. Come specificato nel piano di manutenzione durante l’esecuzione degli interventi non deve essere consentita la presenza di estranei nell’area interessata. Una volta completate le operazioni di messa in sicurezza e incapsulamento dell’amianto la scuola sarebbe stata tenuta sotto controllo con periodici campionamenti dell’amianto, per valutare il livello di dannosità. Nella realtà dei fatti gli interventi sono andati oltre le date previste dal bando, considerando un arco di tempo molto più ampio.
Le dichiarazioni della Provincia – In rappresentanza della Provincia di Sassari ha parlato con noi Vittoria Loddoni, architetto e dirigente del IV settore, edilizia e patrimonio. Come referente dei lavori ci ha concesso un’intervista e fornito spiegazioni. «Abbiamo mancanza di finanziamenti. Gli enti locali non hanno più soldi» – ha esordito la dott.ssa Loddoni. «I finanziamenti che abbiamo avuto nel 2010 sono stati sufficienti per i lavori di incapsulamento. Abbiamo effettuato il tamponamento nelle pareti perimetrali all’edificio. Siamo sempre intervenuti» – ha proseguito l’architetto. «Il monitoraggio per la dispersione delle fibre di amianto avveniva ogni tre mesi e se ne occupava la Multiss ma solitamente subappaltava ad altre ditte. In caso di interventi è sempre la dirigente che ne deve fare richiesta». In merito al trasferimento della scuola avvenuto a settembre 2020 la dirigente ha dichiarato: «Il trasferimento da una scuola all’altra richiede molto tempo. All’ex “Devilla”, in via Donizetti, erano presenti laboratori necessari per la didattica ai geometri, mentre il liceo “Marconi” ha esigenze diverse. Il trasloco è stato effettuato durante l’estate. La volontà di trasferire la scuola c’era già nel 2019 e poi di comune accordo con la dirigente scolastica l’edificio è stato chiuso. Ora è c’è il progetto per la costruzione di un nuovo edificio con un finanziamento, tra Stato e Regione, di 11 milioni di euro. Continuare a spendere e investire su una scuola che deve essere ricostruita non aveva più senso».

Le parole della ex preside – La professoressa Angela Fadda ha guidato il liceo in qualità di dirigente scolastica per quattro anni, da settembre 2011 a settembre 2015. «Quando sono arrivata ero perplessa per le condizioni della scuola. Il problema erano i pannelli in cemento amianto. Non andavano perforati, quindi non si potevano appendere nemmeno quadri, cosa che invece in passato era stata fatta, prima che si rendesse nota la questione. Per l’installazione degli impianti di riscaldamento è stato ugualmente necessario perforare e un altro grosso problema era la palestra. Non si potevano lanciare i palloni sui muri. Così nel 2011 la Provincia ha pensato a un “cappotto” per proteggere meglio i pannelli. Ma è stato necessario richiamare l’impresa altre volte perché i lavori erano fatti male. L’allerta era sempre alta anche se l’Asl veniva periodicamente a fare i rilievi delle polveri e i valori di amianto erano sempre al di sotto del limite. Sono stati quattro anni difficili» – ha proseguito la prof.ssa Fadda. «Abbiamo avuto difficoltà anche per montare le Lim. Sono state installate delle apposite strutture in ferro per fissarle. Un iter decisamente più complesso e oneroso. I lavori del 2011 hanno preso più tempo a causa dell’incapsulamento difettoso. La vernice per le pareti si sfogliava per cui l’impresa è dovuta tornare altre volte e per molto tempo. La scuola, nel frattempo, ha continuato a funzionare regolarmente senza il trasferimento degli studenti e senza mai chiudere l’edificio. I lavori erano esterni, le impalcature a zone e i ragazzi seguivano dei percorsi di entrata ed uscita diversi per evitare il contatto con le aree soggette ai lavori. Nel 2014 poi abbiamo dovuto affrontare altri problemi come l’allagamento della scuola. Il controsoffitto aveva ceduto e i danni sono stati conseguenti al rifacimento del tetto. Durante quei lavori non si è tenuto conto delle piogge lasciando delle parti forate in cui l’acqua è passata indisturbata. La lana di vetro, utilizzata come isolante dal tetto, era a vista». Altro materiale che può essere nocivo se disperde le fibre. «Quando c’è stato l’allagamento la Provincia ha messo a disposizione delle aule di un altro Istituto. Gli studenti erano dislocati su tre scuole, è stato un disagio notevole per tutti», ha concluso la ex preside.
Le testimonianze dei professori – «C’erano precise raccomandazioni: non si potevano fare buchi nelle pareti né rovinare i muri o urtare le pareti, in particolare in palestra, dove era raccomandato l’uso di palloni di gommapiuma». Queste le parole del prof. Andrea Pillosu. «L’incapsulamento era esterno. C’è stata qualche imprecisione nei i lavori, risultati non impeccabili. Si formavano spesso delle bolle sul rivestimento esterno probabilmente per la non perfetta adesione della pellicola alle pareti. Sono dovuti intervenire a più riprese per sistemare questi difetti». A lasciare la propria testimonianza è stata anche un’altra docente del liceo “Marconi”, la prof.ssa Vittoria Atzeni. «Sono stati effettuati più lavori negli anni. Dopo un po’ si erano create delle bolle sulle pareti incapsulate ma ci hanno sempre detto che la situazione era sotto controllo e le rilevazioni delle fibre aereodisperse erano periodiche. Se ci hanno trasferito forse è perché non c’erano più gli estremi di sicurezza».
La valutazione dei rischi – Il problema ha persistito negli anni. A darne prova è il rapporto di valutazione dei rischi del 2018 che riporta in 39 pagine tutte le criticità allora presenti nella scuola di via Solari. Difficoltà a cui devono far fronte molte scuole. Nel documento si fa riferimento a dei pannelli di cemento-amianto non protetti nel piano superiore, scoperti dalla mancanza di controsoffitto. “Dalle analisi effettuate risulta che la concentrazione delle fibre nell’aria è al di sotto dei limiti di legge. L’analisi è stata però effettuata sempre nei medesimi locali. Le infiltrazioni d’acqua piovana che interessano le pareti possono dar luogo a ulteriore rilascio di fibre. Rischio medio”. A questo si aggiungeva anche il problema della lana di vetro a vista. Altra sostanza che può essere nociva se disperde le fibre.
Sono passati dieci anni dai primi interventi di bonifica. Un decennio di lavori, ritardi, aggiustamenti, imprecisioni, finanziamenti mancati, risorse insufficienti. Ma anche tempistiche lunghe, burocrazia complessa, lamentele. Difficoltà quotidiane passate da rare a comuni in molti istituti scolastici. Errori rimediati a metà. Buchi mai ricuciti. La pezza si mette sempre dopo. Tardi, forse troppo. Ma se invece di rattoppare la cucitura fosse già ben fatta?