La Regione Sardegna ha approvato una delibera, in attuazione della legge n.33/18, che stanzia 514mila euro per il 2020 per i contributi a favore di donne vittime di violenza come sostegno per il recupero della libertà, la dignità e, mediante l’indipendenza economica, favorirne l’autonomia e l’emancipazione. Uscire dall’incubo della violenza domestica è ora più facile anche per le donne che non dispongono di mezzi economici. Con la delibera la regione istituisce il Reddito di Libertà per le donne che si impegnano a seguire un percorso personalizzato di emancipazione. Se sola, la donna percepisce un contribuito di 780 euro che aumenta di 100 euro se disabile e di 200 euro se ha figli con disabilità. E’ erogato per un periodo minimo di un anno prorogabile ad un massimo di 3 anni.
Sardegna. Reddito di libertà per donne in fuga dalla violenza

Quali donne sono ammesse al contributo? La valutazione avviene considerando una serie di criteri legati allo stato di salute, eventuale gravidanza, livello di scolarizzazione e tempo di permanenza all’interno di una Casa d’Accoglienza. Al sussidio sono ammesse anche le donne che si sono rivolte direttamente ai Centri d’Accoglienza oltre che alle vittime di violenza certificata dai Servizi Sociali comunali. Il piano personalizzato di interventi per ogni donna comprende inoltre il rimborso delle spese legali, l’accesso alla formazione in vista di un’occupazione, l’aiuto a favorire gli spostamenti per fuggire alla violenza, la garanzia di continuità scolastica per la vittima e i figli, il sostegno per l’autonomia abitativa e infine l’inserimento nel mondo del lavoro.
“Con la prossima Finanziaria cercheremo di potenziare la legge, soprattutto nelle misure di collegamento con la prevenzione”. Annuncia Alessandra Zedda, FI, assessora al Lavoro e vice presidente della giunta regionale, che nella scorsa giunta di sinistra ha firmato la proposta di legge insieme ad Anna Maria Busia del PD, Rossella Pinna PD e Daniela Forma PD. Proposta divenuta in seguito Legge Regionale n. 33 del 2 agosto 2018. “E’ un provvedimento importante e di grande civiltà perché restituirà a tante donne il coraggio per rompere condizioni di maltrattamento, subalternità ed oppressione psico-fisica – commenta Rossella Pinna, attualmente consigliera d’opposizione che conclude – Un esempio di come dinanzi ai problemi così urgenti e seri sia possibile dare risposta condivisa e efficace al di là delle appartenenze politiche”.
Condividi
Articolo Precedente
Assemini: RSU della Eni Rewind sul piede di guerra
Articolo Successivo