Non morirò di Covid, ma morirò di fame. Non la pioggia, non i chilometri hanno fermato le quasi mille persone che questa mattina hanno affollato la piazza dei Centomila a Cagliari. Hanno partecipato tutti: dai torronai alle estetiste, dai truccatori alle guide turistiche, ma anche camerieri, ristoratori, personal trainer, istruttori di palestre, squadre di calcio, gestori dei luoghi di cultura. Microfono libero, chiunque poteva salire sul palco e parlare, raccontare la sua difficile esperienza della vita ai tempi del Covid, quanto le restrizioni siano penalizzanti e come si potevano ottenere uguali risultati sui contagi con minori disagi per lavoratori, professionisti ed aziende.
Nessuna fazione politica, solo società civile, non bandiere ma cartelloni che inneggiavano al lavoro nell’appuntamento dato sui social dal comitato spontaneo “Riapriamo Tutto”. “Non vogliamo avere debiti, ma solo lavorare”, gridano dal palco. Applausi composti, pieno rispetto delle regole Covid e storie accorate di un anno di vita che per tanti sta decretando la morte aziendale, l’infrangersi di sogni, lo sfacelo di una vita di sacrifici.
Non solo ristoratori, ma anche bambini che chiedono solo di praticare sport e le tante guide turistiche che chiedono di riaprire i luoghi di cultura sicuri e organizzati per rispettare delle regole anti covid. Sul palco anche Ilaria Montis e Claudia Pirina, guide turistiche e Giovanna Tanda, responsabile dei gestori dei siti archeologici della Sardegna.
“Perché ai parchi archeologi è stato impedito di lavorare ma ai parchi naturalistici no – chiede dal palco Giovanna Tanda – Quali le misure e i criteri che stanno alla base di queste misure restrittive? Perché le misure non sono state adeguate agli afflussi delle diverse regioni d’Italia? Noi ogni anno spediamo tempo e fatica per mandare i dati delle visite al ministero e come possono mettere sullo stesso piano le quindicimila visite annuali che conta un sito archeologico sardo con le visite del Colosseo e degli Uffizi? Noi abbiamo fatto degli investimenti per aprire in sicurezza”.
“Perché i nuraghi abbandonati e le domus del janas non gestite si potevano visitare, mentre i siti archeologici sicuri, a norma covid, dove cooperative di giovani avevano investito tempo e risparmi erano chiusi la domenica? Perché era possibile andare nei centri commerciali e non nei luoghi di cultura!”, urla dal palco Claudia Pirina.
Ancora cultura e richiesta di libertà nelle parole di Ilaria Montis: “Ci hanno tolto uno dei diritti fondamentali: la libertà di movimento, una libertà sacrosanta e inviolabile, la libertà di passare una domenica all’aria aperta, di passare una giornata all’insegna della cultura e della natura, per arricchirci, per stare meglio e per distrarci dal bombardamento mediatico che stiamo subendo ormai da più di un anno”.
Discorsi spontanei, richieste accorate, storie di vita che gridano la voglia di normalità, per riprendere la vita da dove la si è lasciata un anno fa, ricca di connessioni non virtuali ma reali.