Violenza privata aggravata, danneggiamento, blocco del traffico e sequestro di persona: queste alcune delle ipotesi di reato a carico di 38 allevatori che ora rischierebbero il processo, indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle proteste per il prezzo del latte consumatesi ad Abbasanta nel 2019.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, l’orizzonte di un rinvio a giudizio si staglia davanti alle rispettive difese, dopo la notifica di conclusione delle indagini preliminari da parte del procuratore di Oristano, Domenico Basso, e del sostituto Silvia Mascia.
38 allevatori potrebbero finire alla sbarra con accuse che, a vario titolo, vanno dalla violenza privata aggravata al danneggiamento, dal sequestro di persona al blocco del traffico, deturpamento e imbrattamento di cose, interruzione di pubblico servizio. Contestazioni che potrebbero sfociare in un rinvio a giudizio dopo l’attività di indagine sulle manifestazioni di Abbasanta dello scorso anno, nell’alveo del fermento dei pastori sardi intorno al prezzo del latte.
Una mobilitazione che ha attraversato l’Isola con il suo carico di protesta e di richieste alle istituzioni, non senza disagi ed episodi critici lungo le strade sarde. Blocchi e cisterne svuotate del carico destinato ai caseifici hanno fatto da cornice a una situazione che si è imposta tra le cronache locali e nazionali, finendo per assumere contorni di interesse investigativo che ora potrebbero portare a un processo.
Ma l’ombra di un ritorno nelle piazze e nelle principali arterie della Sardegna non sarebbe un’ipotesi peregrina: pochi giorni fa, il sit-in dell’associazione “Libertade” davanti al Palazzo di giustizia di Nuoro, in occasione dell’udienza preliminare per valutare l’eventuale rinvio a giudizio di 10 allevatori indagati per le proteste di Siniscola e Lula (rispettivamente dell’8 e del 13 febbraio 2019).
Udienza che è slittata al prossimo 17 dicembre per un difetto di notifica. “Siamo pronti a ricominciare e a scendere nelle strade come un anno e mezzo fa”, hanno dichiarato i pastori fuori dal tribunale. “Buio totale e nessun intervento”, denunciano ancora gli allevatori parlando di “comportamento repressivo da parte dello Stato italiano”.