La seconda ordinanza 2021 pare in completa contrapposizione con la prima. Se con la 1/2021 Solinas per scongiurare l’aumento di contagi Covid blocca l’accesso alle scuole secondarie superiori e destina tutti gli studenti alla DAD, con la numero 2/2021 apre la possibilità ai cacciatori lo spostamento tra comuni – proibito nei giorni arancio di sabato e domenica.
Oltre alle dure critiche degli ambientalisti, è lo stesso mondo politico, quello delle categorie turistiche che da mesi soffrono la pandemia, e la società civile a non comprendere la scelta del presidente della regione.
“Mi piacerebbe che in Sardegna le organizzazioni che rappresentano la filiera turistica avessero la stessa influenza delle lobby a sostegno della caccia!”, ironizzano con amarezza gli operatori turistici sui social.
“L’ordinanza di Solinas è illegale perché espansiva rispetto ai limiti imposti dal DPCM per le zone arancioni e lo spostamento di cacciatori oltre i loro comuni non è contemplato dalle deroghe previste dallo stesso”, sottolineano numerosi utenti.
“Da quando ammazzare gli animali è di utilità pubblica? Mi risulta che i servizi pubblici siano ospedali, infrastrutture, trasporti, istruzione e via dicendo. Non mi pare che la caccia rientri tra i servizi essenziali”, commentano amari i cittadini.
Polveroni anche dalle guide ambientali alle quali è proibito accompagnare con uscite all’aria aperta, nei percorsi battuti dagli stessi cacciatori e che gridano all’incoerenza e giustizia sociale.
Puntuale e dettagliato l’intervento della consigliera cagliaritana Francesca Mulas Fiori.
“In piena emergenza sanitaria, mentre si chiede a tutte le comunità uno sforzo sovrumano per limitare la diffusione del contagio da Covid-19, il presidente della Regione Sardegna su richiesta della Lega pensa ai cacciatori. (…) Quindi: scordatevi gite, trekking e passeggiate fuori dal vostro comune, e se avete parenti e amici che abitano a Cagliari non potete andarci. Però se vi armate di fucile allora avete libertà di movimento. La deroga sarda non è l’unica: lo hanno fatto anche le regioni Abruzzo, Toscana e Lombardia. Contro di loro si sono già mossi Lav, WWF, Enpa e Lipu che hanno chiesto al presidente del Consiglio e ai Ministri di impugnare le ordinanze, che sarebbero in contrasto con le misure governative e illegittime in quanto le Regioni non possono derogare alle disposizioni nazionali a tutela della salute pubblica“.
“Il problema – prosegue la Mulas nel suo profilo social – non riguarda solo gli animali e la fauna: nel 2019 in Italia hanno perso la vita 27 persone e 67 sono state ferite (dal report dell’associazione Vittime della Caccia). Gli incidenti di caccia sono ovviamente a carico del sistema sanitario nazionale, e in un momento di emergenza sanitaria come questo è davvero vergognoso che si pensi a ulteriori deroghe per le uscite dei cacciatori”.