Il Comune di Olbia si prepara con fervore alle amministrative di maggio. Il sindaco uscente Settimo Nizzi ha già ribadito che si ricandida al ruolo di primo cittadino “per l’utima volta. Se dovessi vincere questo sarà il mio ultimo quinquennio da Sindaco, poi lascerò lo spazio ai giovani”.
Da qualche mese, gli olbiesi e non solo, si chiedevano chi sarebbe stato lo sfidante di Settimo Nizzi. A sorpresa di molti si è creata una grande Coalizione civica che, mettendo da parte gli schieramenti politici, vuole lavorare per un progetto di rinnovamento della città lontano da Nizzi.
Succede dunque che si ritrovano a cooperare insieme Pd, M5s, Fratelli D’Italia, ex Forza Italia e tanti personaggi nuovi che vogliono collaborare per dare lustro ad una nuova Olbia.
Per mesi si sono messi sul tavolo i nomi dei possibili candidati a sindaco, da Rino Piccinnu, capogruppo della coalizione civica e democratica, alla consigliera comunale Ivana Russu, Pd, ex assessora nella precedente giunta Giovannelli. Un solo nome però rimbombava da tempo nei discorsi dei più ben informati, un nome che non rappresenta nessun capo di partito ma che spicca come una grande figura professionale. Si tratta di Augusto Navone, direttore dell’Area Marina Protetta di Tavolara, classe 1956, uomo di grande rilievo nel suo operato lavorativo, che ha deciso di mettersi in gioco dopo il sondaggio popolare che lo ha visto in pole position rispetto ad altri candidati.
Nel difficile mondo degli aventi diritto al voto, come capita sempre in qualsiasi corsa alle amministrative, ci troviamo di fronte a due schieramenti: da una parte i fedelissimi di Nizzi, legati ai valori più profondi dei partiti che vedono nella grande Coalizione un compromesso capace di generare confusione e incertezza; dall’altra troviamo i sostenitori di Navone e di tutta la coalizione, che, contenti di vedere un progetto spogliato dei tradizionali simboli di partito, sono alla ricerca di un leader per una nuova Olbia capace di essere al passo con le più importanti realtà europee.
Le proiezioni elettorali vedono quindi, a circa cinque mesi dal voto, due gruppi ben radicati e saldi ma le urne sono ancora lontane e i giochi di partito ancora aperti. Tutto può succedere, ancor di più con un Governo nazionale instabile come quello che oggi riempie la cronaca politica.