Al Tribunale di Oristano si è svolta ieri l’ennesima udienza che vede protagonista una separazione conflittuale fra adulti e vittima una bambina che fra pochi giorni spegnerà sei candeline ancora una volta senza la presenza della mamma.
Sono ormai tre anni che Michela e Bea non hanno un vero “incontro” come di dovere fra mamma e figlia. Solo incontri protetti in luogo protetto e divieto assoluto di far domande che riguardano il passato della bambina, sorvegliate a vista per tutto il tempo.
A nulla è valso il nostro appello del 29 giugno, che si è unito a quello dell’ASDR (Associazione Socialismo Diritti Riforme), per chiedere al padre di Bea un vero regalo di compleanno per la figlia: farle incontrare la madre in Sardegna. Per ricordargli inoltre che amore per i figli significa desiderare la loro felicità e garantire loro una vita serena circondata da veri affetti. D’altra parte non si può spremere amore da un cuore così arido!
Nessun regalo per Bea e nessuna possibilità si intravede per Michela di incontrare la figlia. Come tante altre donne, Michela è vittima di una giustizia che l’ha trasformata in carnefice, come succede a chi denuncia, a chi si mette contro questo sistema violento, prepotente ed ingiusto nei confronti dei più deboli: donne e bambini in primis.
Il processo continua… e il padre continua ad ostacolare gli incontri fra madre e figlia, già costrette a subire la terribile condanna della separazione.
Ma Michela non è sola a lottare. Le istituzioni l’hanno abbandonata, ma noi no: siamo con lei come lo sono le associazioni femminili del territorio e le tante donne che in lei vedono un esempio di donna coraggiosa che non si arrende davanti alle ingiustizie e che sta lottando per i propri diritti di madre.