Tutto ha inizio da una lettera spedita da una giovane professionista sarda al Fatto Quotidiano e pubblicata nella rubrica curata da Selvaggia Lucarelli.
Una giovane architetta, al quinto mese di gravidanza, è risultata idonea, a seguito di regolare concorso, per ricoprire la posizione di istruttore direttivo tecnico a tempo indeterminato presso il Comune di Castelsardo. Inizia l’iter burocratico per l’assunzione, fissata di comune accordo per il 1°settembre: il nullaosta del precedente impiego, un incidente alla madre e alla sorella per cui viene consigliata dal comune di occuparsi dei suoi familiari e, il ritardo della visita da parte del medico del lavoro, fissata infine per il 2 novembre, che però la dichiara inidonea perché incinta.
Dopo il ricorso allo SPRESAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro), vinto dalla professionista, e dopo numerose mail e telefonate, l’unico a risponderle è il sindaco che la tranquillizza invitandola a godersi i bambini e a “farsi tutta la maternità” fino a maggio. Tutto questo senza stipendio, indennità né maturazione del curriculum, in quanto la formalizzazione del contratto di lavoro non è mai avvenuta.
Le consigliere di minoranza denunciano il fatto e firmano una mozione con cui chiedono che sia fatta piena luce su quanto è accaduto anche “mediante l’istituzione di un’apposita commissione d’inchiesta”, riferisce la consigliera Maria Lucia Tirotto.
Ritengono che quello che emerge dal racconto si configuri come un atto discriminatorio che colpisce la dignità di una donna e, con lei, di tutte le donne. Ogni atto “che possa indurre a sospettare l’ombra di un’offesa o di una discriminazione nei confronti del mondo femminile debba servire da collante per unire le donne, aldilà delle differenze ideologiche o di bandiera”, recita la mozione.
Con un comunicato, le consigliere di maggioranza danno pieno sostegno al sindaco ritenendo la “presunta” discriminazione e la mozione delle donne della minoranza che ne è scaturita, un atto politico strumentale.
Reputano false le accuse, prendono le distanze dalle “falsità e calunnie” che sono ricadute sul sindaco Antonio Maria Capula, eletto nel 2019 nella Lista Civica Castelsardo Bene Comune e, a loro dire, una persona che in questi due anni ha ascoltato ogni cittadino, indistintamente sia uomo che donna, giovane o anziano.
Lo descrivono come un uomo che, nonostante la carica che ricopre, ha sempre messo al primo posto le donne della sua famiglia: sua madre, sua moglie e le sue due figlie. “La prima assunzione negli uffici comunali – sottolinea l’assessora Valeria Sini – da parte dell’attuale sindaco e giunta, è stata proprio quella di una figura femminile”.
L’auspicio che si apra un dibattito in consiglio comunale o che si istituisca una commissione d’inchiesta sul fatto, diventa necessario: per chiarire e restituire dignità a chi ha subito il torto, la discriminazione e a chi, di conseguenza ne è stato accusato.