Grazie alla conferenza stato-regioni e al completamento da parte del ministero delle Politiche Agricole dell’iter per la nuova delimitazione delle zone soggette a vincoli naturali significativi, che ha portato i comuni sardi “svantaggiati” da 279 a 309 anche Castelsardo rientra nella misura del programma di Sviluppo Rurale della Sardegna.
Ciò consente anche agli agricoltori e agli allevatori di Castelsardo di accedere alle indennità compensative previste. Il comune rientra infatti tra i nuovi 30 comuni sardi che entrano a fare parte delle cosiddette “zone svantaggiate”. L’assessorato regionale dell’Agricoltura ha potuto quindi provveduto, il 24 aprile scorso, alla pubblicazione del nuovo bando della misura 13, ed è in corso la raccolta delle domande presso i Centri di assistenza agricola, CAA.
“Le domande vanno presentate velocemente, entro il 15 maggio 2020 – dichiara l’assessore all’agricoltura Roberto Fiori – ma abbiamo chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura Gabriella Murgia una proroga per tutti, considerato che il bando è stato pubblicato solo il 24 Aprile, e che per i nostri agricoltori così come quelli dei nuovi 30 altri Comuni inclusi nella nuova delimitazione, è una novità assoluta, per avere così la possibilità di poter accedere alle misure di sostegno della programmazione europea”.
“Finora gli agricoltori e gli allevatori di Castelsardo, sono rimasti esclusi da tanti benefici e anche questo ha contribuito all’abbandono dei campi – sostiene il Sindaco Antonio Capula – infatti oltre all’indennità compensativa, le aziende agricole beneficiano di un aumento sostanzioso dei contributi a fondo perduto dei bandi PSR che passa dal 40% al 60%, e per i giovani agricoltori si può arrivare anche allo 80% se fanno parte dei progetti integrati di filiera, P.I.F., oltre al vantaggio di una la riduzione sostanziosa degli oneri INAIL”. Viene così stabilita una giusta competitività con i paesi limitrofi, già compresi, da anni, fra i territori cosiddetti “svantaggiati”.
L’obbiettivo del PSR è infatti quello di contrastare l’abbandono delle attività agricole e lo spopolamento, soprattutto da parte degli agricoltori più giovani, attratti da opportunità di lavoro più favorevoli, in altri settori e in altre zone, anche fuori della Sardegna, facendo venire meno la funzione di “presidio” attivo del territorio svolto dagli agricoltori, con conseguenti impatti ambientali negativi in termini di riduzione della biodiversità, aumento dei fenomeni di erosione e di dissesto idrogeologico, oltre che di squilibri territoriali di natura socioeconomica.