Le Acli della Sardegna hanno tenuto un incontro su Facebook per discutere lo studio “Termometro Sardo”, che aveva come scopo quello di misurare il livello di fiducia dei sardi. A prendere parte all’evento sono stati Vania Statzu, ricercatrice Iares, Andrea Soddu presidente CAL, Don Ettore Cannavera e Franco Marras, presidente regionale Acli. Il sondaggio è stato condotto a settembre, in un momento particolare: tra le due ondate di Covid-19, quando la curva dei contagi iniziava a crescere nuovamente.
Il dato che è emerso chiaramente dall’indagine commissionata dall’ACLI a SWG è che sono molto poche le persone che si dicono fiduciose verso il prossimo. I numeri delle dei fiduciosi nell’altro calano a picco rispetto al 2017: il 13% contro il 62% di tre anni fa; anche se si registra un particolare curioso, ovvero che chi si colloca politicamente al centro ha più probabilità di essere fiducioso, mentre non ci sono differenze statisticamente rilevanti tra chi si colloca a destra o a sinistra.
L’atteggiamento medio sembra spostarsi sia dal pessimismo che dall’ottimismo, a favore di una posizione mediana, quella di chi si accontenta e si professa mediamente soddisfatto riguardo la salute (dal 17% del 2017 al 31% di quest’anno), la situazione finanziaria(dal 46% al 57%) e il senso di controllo sulla propria vita (dal 43% al 50%). Si registra anche un aumento di coloro che non notano alcun cambiamento sostanziale nella loro vita, anche se si è evidenziato comunque un crollo se si guarda ai dati del 2017.
Non va a picco solo la fiducia verso gli altri -situazione che viene alimentata anche dalla diminuzione delle donazioni di sangue e dell’impegno civico -, ma anche quella nei confronti delle istituzioni, testimoniata da una riduzione della partecipazione elettorale. Nonostante questa sfiducia nel prossimo è però emersa anche una tendenza che vede rivalutati e aumentati i momenti passati in famiglia e con gli amici, probabilmente per via della situazione emergenziale, che ha portato in qualche modo a ripensare gli affetti e il contatto umano in modo positivo e come un porto sicuro.
I dati raccolti testimoniano un impoverimento di quei tratti che costituiscono l’ossatura del capitale sociale, difficile da recuperare una volta perso. Questo indebolimento deve preoccupare ancora di più una volta che si prende coscienza della decrescita delle persone che leggono almeno 10 libri all’anno.
È quindi fondamentale per le istituzioni e per coloro impiegati nel sociale prestare attenzione a questi campanelli d’allarme, soprattutto per elaborare le strategie che guideranno il momento del dopo Covid.
Il presidente regionale delle Acli della Sardegna, Franco Marras ha scritto, commentando il sondaggio che: “In questi dati, preoccupa fortemente il declino della fiducia dei sardi verso gli altri e verso le istituzioni, in un contesto nel quale il rifugio nella famiglia non pare più essere sufficiente a colmare il vuoto e la paura nel futuro. Per questo – prosegue Marras – vogliamo discutere con esperti ed esponenti della società civile e politica, perché la situazione è grave e non vogliamo dobbiamo buttare la croce su nessuno, ma, nella consapevolezza, impegnarci come terzo settore nella ricucitura degli strappi che oggi stanno avvenendo, per non perdere terreno irrecuperabile. Come il Presidente Mattarella ci ha chiesto, dobbiamo stare uniti, perché il nemico è il virus, non la scienza o le istituzioni che lo stanno combattendo, ma non bastano le piccole somme per affrontare i danni che ci sono e che ci saranno”, conclude il presidente Acli Sardegna.
“Anche nel mio vissuto – ha evidenziato Don Ettore Cannavera – confermo questo sentimento di diffidenza e di sfiducia nel futuro e di chi ci governa a livello locale, nazionale ed europeo. Le categorie più deboli della nostra società sono quelle che soffrono di più, diventano ancora più deboli. C’è poca attenzione verso i più deboli che hanno gli stessi diritti degli altri, ad esempio chi è in carcere ha perso la libertà ma non ha perso la dignità. Chi ha responsabilità politiche deve stare attento alle tensioni che si possono creare.”
Andrea Soddu, presidente Cal, ha affermato che “Il mondo occidentale si è concentrato su chi sta bene. Tutti i modelli di pensiero e di comunicazione sono fatti per chi ha un buon grado di cultura e una posizione lavorativa ma la maggior parte del mondo intero sta male e soffre. In Sardegna chi sta in trincea, come Don Ettore e come gli amministratori come me, sa bene che la situazione non è molto diversa. Per migliorarla dobbiamo fare un grande grande progetto di educazione e di istruzione ma soprattutto di ricucitura delle nostre periferie sociali con la classe dirigente. Un progetto che passa per la scuola, per la sanità e per i servizi alla persona. Solo così possiamo costruire un futuro socialmente più giusto”, conclude Soddu. C’è quindi bisogno di azioni concrete a livello istituzionale e personale per riguadagnare la fiducia degli altri e negli altri, facendo in modo che nessuno rimanga indietro in questo periodo difficile.