L’attuale epidemia di Covid19 ha provocato stigma sociale e comportamenti discriminatori nei confronti di persone appartenenti a determinate etnie o nazionalità e di chiunque sia stato in contatto con il virus. Un marchio negativo associato, in questo caso, ad una malattia con il conseguente atteggiamento di nascondere agli altri il proprio stato. Con il rischio di favorire proprio la diffusione della Covid19 e di rendere incompleti i numeri dei contagiati. Le cause che possono generale lo stigma sociale risiedono principalmente nella paura per una malattia nuova, sconosciuta. Ma anche le parole contano. E’ fondamentale l’uso di un linguaggio semplice e chiaro, l’abolizione di parole che possano consolidare stereotipi, generare preoccupazione e colpevolizzare coloro che sono stati colpiti dalla Covid19.
Covid19: il rischio stigma sociale

E’ questa la raccomandazione dell’OMS, che insieme a IFRC (International Federation Red Cross) e UNESCO, ha redatto una guida rivolta ad istituzioni, media, organizzazioni sanitarie che si occupano di corona virus finalizzata a prevenire e affrontare lo stigma sociale associato alla Covid19. Oltre a generare isolamento sociale e discriminazioni, lo stigma spinge le persone a nascondere la malattia, evitare visite e controlli e non praticare la quarantena. E’ un fenomeno che investe principalmente i piccoli centri e si sta riproponendo, con la Covid19, in tanti paesi poco popolati della Sardegna. In conseguenza di ciò, molte famiglie contagiate asintomatiche o paucisintomatiche preferiscono non rendere pubblica la propria condizione, isolandosi in casa. Troncano per un periodo ogni relazione sociale, evitano di contattare medici ed Asl, non si sottopongono ai tamponi. L’esito è, oltre al rischio di maggior diffusione del contagio, la sottrazione alla contabilità ufficiale del numero dei contagiati.
“Sono atteggiamenti figli di vecchi stereotipi sociali, della diffidenza e della paura di ciò che non si conosce – spiega la psicologa Francesca Cartolano dell’organizzazione datoriale Unsic, che sta approfondendo il fenomeno -Stigma e vergogna costituiscono un binomio presente e studiato in molte epidemie ed oggi si ripresenta con il Covid-19. All’origine c’è anche un fattore che investe il mondo della comunicazione: l’adozione di un linguaggio non consono e colpevolizzante, caratterizzato da termini negativi – si pensi a ‘untore’, ‘caso sospetto’, ‘infermo’ o ‘isolamento’ – e che finisce per perpetuare gli stereotipi esistenti. L’esito, in alcune circostanze, è la preoccupazione per la disumanizzazione del contagiato, per cui molte persone finiscono per isolarsi totalmente, evitando anche di farsi visitare da un medico” conclude Francesca Cartolano.
E’ importante che governi, cittadini, media, l’intera comunità operino per prevenire e fermare lo stigma che circonda le persone che hanno contratto la malattia. I fatti, non la paura fermeranno la diffusione del nuovo coronavirus.
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